mercoledì 27 aprile 2011

L'etica protestante e lo spirito del capitalismo di Max Weber


Tra pochi giorni, assisteremo ad un grande evento: la beatificazione di Giovanni Paolo II. Un evento straordinario, comunque e per chiunque; credenti e non credenti, laici e cattolici, cristiani e credenti di altre religioni.
Si sostiene, ormai abbastanza unanimamente, che questo grande e importante Papa (figura carismatica del mondo contemporaneo e di un tempo avaro e bisognoso di santità  contemporanee), ha cambiato il corso della storia, contribuendo in modo determinante alla caduta del comunismo (o per taluni solo accelerando un processo inevitabile).
Ricordo bene, ancora oggi, come il Papa stesso, nei suoi primi interventi immediatamente successivi alla caduta del muro di Berlino del 1989, mettesse in guardia dal pericolo che il sistema di valori del comunismo, potesse essere sostituito da una degenerazione selvaggia, altrettanto grave, dell'ideologia consumistica del capitalismo; il vuoto lasciato dalla scomparsa di un'ideologia sociale, potesse venir occupato da un deismo individualista. Lo spazio occupato da un Potere Coercitivo, potesse essere soppiantato dalla forza di un Potere Persuasivo (Dominio VS. Egemonia).

Una preoccupazione rivolta sia alla società che ai singoli individui. Una profezia, rileggendola oggi...

Mi è rivenuta in mente quest'opera di Max Weber, perchè questo saggio classico del pensiero sociologico moderno, è in parte in grado di spiegare come soltanto un papa cattolico, profondamente cattolico, poteva combattere il comunismo, prendendo contemporaneamente le distanze dall'ideologia capitalistica.

In questo saggio, contrariamente a quanto potrebbe sembrare ad una prima lettura, Weber non intende sostenere che un fenomeno economico possa essere causato direttamente da un fenomeno religioso; esclude un nesso diretto di causa ed effetto. Egli mette più che altro in relazione i due fenomeni: quello della mentalità religiosa protestante (in particolare calvinista) e quello della mentalità capitalista, affermando che entrambi siano stati, in tempi diversi, influenzati da una mentalità insita comunque nella popolazione europea, soggiacente fin dall'epoca carolingia.
Una mentalità, per altro, ereditata da una tradizione tardo giudaica, secondo la quale la ricchezza è il segno visibile della grazia divina.
Ma mentre nel cattolicesimo, questa mentalità è stata mediata e in parte contrastata, per reazione allo scisma protestante, la chiesa riformata e in particolare quella calvinista, ha dogmatizzato questa mentalità: colui che genera ricchezza è il predestinato da Dio alla salvezza eterna e, di conseguenza, il povero è colui che è fuori dalla grazia di Dio e la sua povertà è il segno della punizione per aver commesso altre colpe insondabili all'uomo.
Successivamente poi, lo spirito del capitalismo, nato e sviluppatosi proprio nelle nazioni protestanti, "dogmatizza" il profitto elevandolo a dovere sociale, oltre che a semplice diritto o vantaggio al benessere.

Riporto di seguito, la premessa di Weber al suo saggio: I problemi della storia universale si presenteranno, inevitabilmente, al figlio della moderna civiltà europea sotto il seguente punto di vista, del resto giustificabile: «Per quale concatenamento di circostanze è avvenuto che proprio sul suolo occidentale, e qui soltanto, la civiltà si è espressa con manifestazioni, le quali - almeno secondo quanto noi amiamo immaginarci - si sono inserite in uno svolgimento, che ha valore e significato universale?». Solo in Occidente vi è una «scienza» con quello sviluppo che noi oggi riconosciamo «valido». Conoscenze empiriche, riflessioni su problemi del cosmo e della vita, sapienza filosofica e teologica profondissime - di cui si trovano accenni nell'Islam e in alcune sette indiane, sebbene il perfetto svolgimento di una teologia sistematica sia particolare del Cristianesimo influenzato dall'Ellenismo - scienza ed osservazione di straordinaria finezza, ce ne furono anche altrove; soprattutto in India, in Cina, in Babilonia e in Egitto. Ma all'astronomia babilonese e ad ogni altra astronomia antica manca il fondamento matematico, che le dettero per primi gli Elleni e la cui assenza rende ancor più stupefacente lo sviluppo del1a scienza degli astri presso i Babilonesi. A1la geometria indiana mancò un altro prodotto dello spirito ellenico, la «dimostrazione», cioè, razionale, la quale ha creato per prima la meccanica e la fisica. Alle scienze naturali indiane, straordinariamente progredite nel senso dell'osservazione, mancò l'esperimento razionale, che è, essenzialmente, un prodotto del Rinascimento dietro i tentativi dell'antichità dassica, e mancò quindi il laboratorio moderno; la medicina, che proprio in India raggiunse un alto sviluppo empirico-tecnico, non ebbe fondamento biologico e, specialmente, biochimico. La chimica è ignota a tutte le civiltà tranne che all'occidentale. La storiografia cinese, altamente progredita, non conobbe il pragma tucididèo. Machiavelli ha precursori in India. Ma tutta la scienza politica dell'Asia è priva di uno schema simile a quello aristotelico e soprattutto è priva dei concetti razionali. Per una dottrina razionale del diritto mancano altrove, nonostante tutti i tentativi indiani (scuola di Mimamsa), nonostante le ampie codificazioni, in particolare dell'Asia Minore, e nonostante tutti i libri giuridici dell'India e di altri paesi, i severi schemi giuridici e la forma mentale rigorosamente giuridica del diritto romano e del diritto occidentale che ne deriva. Solo l'Occidente conosce una creazione come quella del diritto canonico. (Max Weber, L'etica protestante e lo spirito del capitalismo, Osservazione preliminare)

Sinossi: Un'opera fondamentale per comprendere la società moderna, le sue radici culturali, il suo destino. Oggetto di continue contestazioni ma puntualmente riproposto, criticato decine di volte "in modo definitivo" ma sempre risorto dalle sue ceneri, questo libro ha cambiato radicalmente il corso delle scienze umane nel Novecento. All'inizio del testo Weber pone una domanda, che inevitabilmente "il rampollo della civiltà europea moderna" dovrà farsi: quali circostanze hanno fatto sì che proprio sul terreno dell'Occidente, e soltanto lì, comparissero fenomeni di civiltà che, almeno secondo l'opinione tra noi diffusa, avevano validità universale? Questa grande intuizione weberiana segnò l'inizio di un nuovo modo di guardare al rapporto tra economia e cultura, e di conseguenza di un diverso modo di guardare ai sistemi di potere, non più fondati sul dominio ma sull'egemonia.

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