lunedì 18 aprile 2011

Lettere Luterane di Pier Paolo Pasolini

Mentre leggevo il saggio della Mastrocola sulla scuola, del quale mi sono occupato nel precedente post, mi è rivenuta in mente questa raccolta di interventi di Pasolini degli anni '70. Ricordavo in particolare l'atteggiamento intellettuale dell'autore, di tendere a guardare oltre quello che egli stesso definiva come terribile ansia di conformismo.
Rileggendolo oggi, alcuni aspetti della nostra società, dopo quasi quarant'anni, sono drammaticamente attuali. E forse è anche giusto che sia così. Perchè alcuni di questi aspetti e atteggiamenti sociali, si logorano lentamente nel tempo, siano essi vizi o virtù.
Sarebbe molto facile oggi, affermare un nostalgismo di maniera; affermare che i vizi sono peggiorati, mentre le virtù sono state decimate e il decadimento morale in atto oggi è un processo inarrestabile.
Ma forse, anche questo atteggiamento fa parte di un conformismo del nostro tempo e quindi val la pena raccogliere la sfida di Pasolini a non lasciarsi riscaldare dalla coperta protettiva dell'omologazione.

Sinossi
Nell'ultimo anno della sua vita Pasolini condusse, dalle colonne del "Corriere della Sera" e del "Mondo", una rovente requisitoria contro l'Italia che vedeva intorno, "distrutta esattamente come l'Italia del 1945". Partendo dall'analisi delle mutazioni culturali, Pasolini rintracciava i segni di un inarrestabile degrado: la crisi dei valori umanistici e popolari; le lusinghe del consumismo, più forte e corruttore di qualsiasi altro potere; le distruzioni operate dalla classe politica; una invincibile e generalizzata "ansia di conformismo"; le mistificazioni di certi intellettuali autoproclamatisi progressisti. Non è vero che la Storia va sempre avanti: l'individuo e la società possono regredire.

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