martedì 28 agosto 2012

La mirabolante storia del signor Scoppiavaso. Babbuino istruito di Cornelius Medvei

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La critica inglese lo ha accolto come un capolavoro.
A me non ha entusiasmato.
Forse la traduzione non è stata in grado di cogliere le finezze della lingua inglese e dei suoi giochi di parole (un babbuino che parla forbito, forse assume un'ironia anglosassone, molto diversa dalla nostra...).
La trama e l'idea narrativa all'inizio appassionano, ma poi, man mano le svolte narrativwe sono piuttosto prevedibili.
Insomma, anche se è un libro per bambini, di certo ci sono storie più divertenti e fantastiche.
Comunque si legge in una mattinata. Vale la pena.
Voto: 6+
Sinossi: Cosa fareste se una sera un babbuino suonasse alla vostra porta chiedendovi cortesemente dello zucchero? Potrebbe succedere. Anzi, è successo, e questo libro ne è la curiosa testimonianza. Il signor Scoppiavaso non è un babbuino comune. Il suo aspetto è quello di una scimmia, ma ha una parlantina che farebbe invidia a un letterato. Trasferitosi in una sconosciuta metropoli con la moglie e i figlioletti, cerca di condurre una vita da onesto cittadino. Numerosi sono gli ostacoli che deve affrontare: la diffidenza dei suoi vicini umani, l'accusa di oltraggio al pubblico pudore a causa della sua incorreggibile abitudine a non indossare neanche uno straccio di vestito su quel suo posteriore prominente... Sospeso tra due mondi, quello umano e quello animale, incapace di abbandonare le sue radici ma desideroso di essere accettato tra gli uomini, il signor Scoppiavaso tenterà il tutto per tutto... Raccontata come un fatto di cronaca, una storia acuta e fantastica che mette in luce l'assurdità del comportamento umano e ci mostra quanto sia difficile, per noi "animali evoluti", capire e accettare la diversità senza un pizzico di quella follia che ci aiuta a vivere. Età di lettura: da 10 anni.




venerdì 10 agosto 2012

Finestra a comò

   
Quest'anno a Leros, come faccio spesso, mi sono messo a riordinare la cantina.
La cantina di una casa che proprio quest'anno spegne 130 candeline, ha necessariamente una storia particolare; lì finiscono cose che non servono più, ma che non sono ancora diventate inutili.
Oggetti che spesso possono trovare una nuova vita e una diversa funzione, impazienti di essere "ri-usati".
Fra le varie cose irrimediabilmente destinate ai rifiuti, ho notato due ante della vecchia finestra della cucina.
Due oggetti che hanno alloggiato nella casa per tanto tempo, testimoni del vissuto delle persone che l'hanno abitata negli anni passati.
Così, insieme a mia cognata Jo, abbiamo pensato di utilizzarle per costruire un comò in una delle stanze da letto.
Dopo aver fatto un piccolo progetto, aver preso alcune misure, ho cominciato a lavorare i pezzi necessari alla realizzazione del comò.

Ovviamente con calma riflessiva, senza tempi imposti e lasciandomi guidare dal ciclo naturale della giornata.
Comunque in tempo per gustarmi una Caipirinha preparata da Giancarlo e Jo al tramonto.

La mattina seguente, prima di andare al mare, ho preso diverse misure e montato i ripiani interni nel vano trapezioidale posto sotto la finestra.
Ovviamente il momento del meritato pranzo a base di pesce al ristorantino di Pandeli, in riva al mare, è arrivato per ricordarmi di raggiungere il mio amico Augusto, alle prese col dubbio amletico su quale tipo di pesce ordinare...
Poi nel pomeriggio, dopo un paio d'ore di riposo, ho finito di montare i pezzi per il comò.


E sono rimasto piuttosto soddisfatto del risultato, vista la somiglianza stessa con la mia visione, che avevo rappresentato su un pezzo di carta, in fase di progettazione.

Soddisfatto anche di aver finito il lavoro prima del tramonto, preludio ad una serata in riva la mare con la luna...