giovedì 2 dicembre 2010

Bianca come il latte, rossa come il sangue di Alessandro D'Avenia

Ho letto molte critiche e polemiche riguardo a questo libro, quindi ho pensato che fosse un buon libro da leggere. Critiche sulla scontatezza di alcuni personaggi e su certi mondi; sulla presunta furberia dell'autore, sul fatto che abbia utilizzato la storia vera di una ragazza morta a 15 anni di leucemia per costruire la storia.
Che la madre della ragazza si sia risentita è comprensibile e va rispettato, ma gli altri?
Moralismo peloso italiano! Sempre a vedere il marcio dietro ogni cosa e a considerare "normale" il marcio vero.
L'autore s'è ispirato ad una storia vera? Dov'è lo scandalo? Ha reso la verità verosimigliante! Un dovere per uno scrittore!
Ha inventato un personaggio "buono" e non rispondente agli adolescenti vuoti della realtà? Chi sarebbero i moralisti e gli stereotipisti? (ma esiste questa parola?)
Il professore del romanzo è uno stereotipo del supplente sfigato saggio e filosofeggiante? Non ne avete mai incontrati?
Esistono grazie a Dio! Sono loro che salvano alcuni dei nostri ragazzi dalla diseducazione della societa dei mass media di oggi!
Esistono, grazie a Dio, per chi ha la fortuna di incontrarne almeno uno sul proprio percorso.
Ebbene... concedetemi una divagazione tratta della Bibbia (Genesi 18, 20-32):

In quei giorni, disse il Signore: «Il grido di Sòdoma e Gomorra è troppo grande e il loro peccato è molto grave. Voglio scendere a vedere se proprio hanno fatto tutto il male di cui è giunto il grido fino a me; lo voglio sapere!». Quegli uomini partirono di là e andarono verso Sòdoma, mentre Abramo stava ancora alla presenza del Signore.
Abramo gli si avvicinò e gli disse: «Davvero sterminerai il giusto con l’empio? Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano? Lontano da te il far morire il giusto con l’empio, così che il giusto sia trattato come l’empio; lontano da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?».
Rispose il Signore: «Se a Sòdoma troverò cinquanta giusti nell’ambito della città, per riguardo a loro perdonerò a tutto quel luogo».
Abramo riprese e disse: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere: forse ai cinquanta giusti ne mancheranno cinque; per questi cinque distruggerai tutta la città?». Rispose: «Non la distruggerò, se ve ne troverò quarantacinque».
Abramo riprese ancora a parlargli e disse: «Forse là se ne troveranno quaranta». Rispose: «Non lo farò, per riguardo a quei quaranta».

Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora: forse là se ne troveranno trenta».
Rispose: «Non lo farò, se ve ne troverò trenta».

Riprese: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore! Forse là se ne troveranno venti». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei venti».
Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora una volta sola: forse là se ne
troveranno dieci». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei dieci».


Eccola la domanda che dovremmo porci oggi.
Esistono almeno dieci insegnanti giusti nella nostra scuola? (Si badi bene: giusti, non perfetti) Esistono almeno dieci adolescenti così nella nostra società? Almeno dieci adulti, ragazzi, genitori, vecchi...?
Ebbene, sarà grazie ad almeno dieci giusti se si salverà la nostra scuola, il nostro futuro e la nostra società.

Un libro che mi ha fatto piangere; mi ha emozionato profondamente.
Un libro così, che ti smuove così, è un buon libro; un'opera letteraria.

Compratelo e leggetelo: perchè vale molto di più e sarà molto più utile di tanti manuali su come comportarsi con gli adolescenti.

Dalla quarta di copertina: "Leo è un sedicenne come tanti: ama le chiacchiere con gli amici, il calcetto, le scorribande in motorino e vive in perfetta simbiosi con il suo iPod. Le ore passate a scuola sono uno strazio, i professori "una specie protetta che speri si estingua definitivamente". Così, quando arriva un nuovo supplente di storia e filosofia, lui si prepara ad accoglierlo con cinismo e palline inzuppate di saliva. Ma questo giovane insegnante è diverso: una luce gli brilla negli occhi quando spiega, quando sprona gli studenti a vivere intensamente, a cercare il proprio sogno. Leo sente in sé la forza di un leone, ma c'è un nemico che lo atterrisce: il bianco. Il bianco è l'assenza, tutto ciò che nella sua vita riguarda la privazione e la perdita è bianco. Il rosso invece è il colore dell'amore, della passione, del sangue; rosso è il colore dei capelli di Beatrice. Perché un sogno Leo ce l'ha e si chiama Beatrice, anche se lei ancora non lo sa. Leo ha anche una realtà, più vicina, e, come tutte le presenze vicine, più difficile da vedere: Silvia è la sua realtà affidabile e serena. Quando scopre che Beatrice è ammalata e che la malattia ha a che fare con quel bianco che tanto lo spaventa, Leo dovrà scavare a fondo dentro di sé, sanguinare e rinascere, per capire che i sogni non possono morire e trovare il coraggio di credere in qualcosa di più grande"

Recensione IBS: "Sono pieni di sfumature gli occhi del professore quando racconta le storie delle Mille e una notte, quando racconta di uomini umili che non sanno di avere un tesoro sotterrato davanti all'uscio di casa e di viaggi a perdifiato attraverso il deserto alla ricerca di un sogno. Il professore "Sognatore", secondo la sua classe di liceali sedicenni, non sa niente della vita reale: dopo tutto è solo un supplente "sfigato"… ma quando guarda quei ragazzini scomposti e assonnati gli si para davanti tutta la tavolozza dei colori della terra e si accende di entusiasmo.
Per Leo, invece, le cose della vita possono avere solo due colori: il bianco e il rosso. Bianco è il vuoto, la noia, il silenzio, la solitudine. è la tremenda sensazione, che provano tutti i ragazzi, che il mondo ti sia completamente indifferente e avulso, che tutto sia insignificante e estraneo. Il rosso invece è il sangue che pulsa nelle vene prima di una partita contro la seconda D, è l'adrenalina che sale quando scatta "lo sfidone" in motorino con Nico. Rosso è Beatrice. Ogni mattina dopo la scuola Beatrice, con i suoi capelli rossi, aspetta alla fermata dell'autobus, mentre Leo le sfreccia davanti a tutta velocità rischiando ogni volta la vita. Farebbe qualunque cosa pur di attirare la sua attenzione, perché Leo è innamorato, è pazzo di Beatrice.
Per un ragazzo di sedici anni, stretto nella morsa di due genitori sempre presenti e attenti, non ci sono filosofie di vita da abbracciare, o sistemi morali da seguire. Non esistono le sovrastrutture e i giri di parole, l'autorità che i genitori devono dimostrare e la socializzazione forzata della scuola, gli orari, gli obblighi e le verifiche di matematica. Agli occhi di un adolescente innamorato l'unica cosa che conti è la vita, e la vita è un'eterna trepidazione. A volte, però, anche ai ragazzini belli e promettenti come Leo può succedere che tutto si sfaldi tra le mani. A volte, nella peggiore delle ipotesi, può succedere che l'entusiasmo si spenga all'improvviso, che i fili si spezzino di colpo, che il sogno di tutta la tua vita, quella cosa fragilissima e preziosa che faceva muovere ogni tuo passo, ti esploda in faccia.
Allora restiamo a guardare basiti. Noi, il professore sognatore che lo insegue per i parchi e le panchine della città, la sua mamma, che lo vuole tenere stretto come un bambino, e anche Silvia, la sua amica del cuore che vorrebbe regalargli per magia tutta la forza di cui può essere capace solo una donna.
All'improvviso nella vita di Leo tutto diventa bianco, come il sangue di una persona che ha una malattia in grado di spegnere, consumare, tutto il rosso che abbiamo nel corpo. Bianco come il dolore folle di chi non sa minimamente come si fa ad affrontare una malattia del genere, come la paura che ci fa scappare, correre lontanissimo, più in fretta che possiamo, lontani dalla morte.
Ed è scritta con un cuore semplice e una penna delicata, questa storia di adolescenti ricchi e per bene. è scritta da un professore di liceo che ha messo in ogni riga non solo i sentimenti, ma anche molte citazioni, immagini e rimandi che brillano di saggezza. Per tutti coloro che si aspettano l'ennesimo romanzo di formazione sarà una sorpresa. Così come lo è scoprire che l'adolescenza è molto di più di un'età, è un vento ineffabile e folle che ci scompiglia la vita"

3 commenti:

  1. Anche io, appassionata lettrice, fan di autori non troppo amati dal grande pubblico, ho letto il libro e da allora non faccio che augurarmi che i miei figli incontrino almeno uno sfigato supplente di questo genere a scuola. Ma... "chi di speranza vive disperato muore" mi sembra una didascalia più realista di "La speranza è l'ultima a morire". Eppure io spero, ogni mattina.

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  2. prendere spunto da un racconto fatto da dei ragazzi di 16 anni che stanno vivendo il dramma della malattia di una propria compagna,mi pare terribile. Come terribile è continuare a rilasciare interviste che è tratto da una storia vera, dandone i precisi connotati. Dietro un dolore c' è il dolore di una madre, dei suoi fratelli, dei suoi amici e vanno rispettati.Grazie.

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    1. La narrativa è vita. Le storie che rappresenta, si ispirano sempre alla vita. E la vita è tragica. La morte, la violenza, la malattia e l'ingiustizia, fanno parte della vita stessa, rappresentano la realtà della vita.
      Non giudico le motivazioni o le intenzioni dell'autore. Non so se abbiano avuto secondi fini; ma non posso giudicare a priori il "rispetto" come accettabile solo se si confonde col silenzio.
      Seguendo questo principio, non dovremmo leggere nulla della letteratura del genocidio degli ebrei durante la seconda guerra mondiale, o di quello degli Armeni all'inizio del novecento.
      Ma poi, in fondo, nulla di gran parte della letteratura moderna, compresa quella di Shakespeare e Tolstoj.

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