Un libro interessante, molto erudito e con un linguaggio un po' criptico.
Veneziani è un pensatore raffinato, senza dubbio, ma ha scritto di meglio secondo me.
In questo saggio ha affrontato un argomento grande, in modo monotematico e quindi non ha potuto far altro che spaziare fra infiniti mondi.
Comunque un libro utile, perchè stimola la riflessione e non lascia soli davanti al destino. Una visione di certo non pessimistica, ma di certo un po'... FATAlista.
Da leggere.
Dalla quarta di copertina: "Nel senso corrente, il destino è pensato come un crudele gendarme che strappa alla vita inchioda a una sorte. In realtà il destino radica l'essere nell'avvenire, dà senso all'accadere, connette l'esistenza a un disegno e a una persistenza. Essere è avere un destino." Oggi viviamo in un deserto di senso gremito di accessori. Abbiamo tutto, meno il senso della vita. E per la prima volta avvertiamo un cortocircuito di spazio e tempo, che produce insieme sradicamento, cioè perdita irreparabile di un luogo percepito come casa e rifugio, e "attimismo", cioè scomparsa del passato e del futuro nel gorgo del presente. Liberarci dal destino non ci ha restituito la libertà e il senno, ci ha lasciati in balìa del caso, un tiranno ancor più cieco e più folle. È possibile oggi ripensare il destino per riconoscere un disegno intelligente alla vita al di fuori dei determinismi della scienza? Marcello Veneziani affronta il tema del destino spostando la chiave di lettura "ad altezza d'uomo" e passando dal fato in sé - entità metafisica e solenne - ai suoi amanti, ovvero a chi davanti al tramonto di storia, fede e pensiero non finge che nulla sia accaduto, non vuol tornare indietro e nemmeno si congratula per la liberazione avvenuta, ma riparte dal pensiero in relazione alla realtà e alla presente tabula rasa. Un tentativo di superare Nietzsche e il nichilismo, riallacciandosi ai classici e alla tradizione neoplatonica, fino a Simone Weil e a Maria Zambrano"
Veneziani M., Amor fati. La vita tra caso e destino, Mondadori 2010
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