Da leggere in montagna. Possibilmente durante l'inverno... con la neve!
Un bel romanzo, che esplora le psicologie di persone "lontane" alle mentalità degli "urban people".
Veronesi si conferma un abile narratore. Molto bravo nell'esercizio di evidenziare due punti di vista differenti (come Queneau in Esercizi di stile, per intenderci...)
L'alternarsi dell'io narrante fra un prete ed una psichiatra (XY appunto...) è una bella trovata narrativa.
Davvero un bel romanzo avvincente, di quelli che capitano raramente e che vorresti avere il tempo di poterlo finire in una notte "buia e tempestosa".
Certamente molto diverso dal più famoso Caos calmo, che descrive invece un mondo borghese metropolitano.
Sinossi: "L'ho detto ai carabinieri, l'ho detto al Procuratore, l'ho detto a tutti quelli che mi hanno chiesto "cosa avete visto?": l'albero, abbiamo visto, l'albero ghiacciato. E stata la prima cosa che abbiamo visto, appena arrivati al bosco - e anche dopo, quando abbiamo visto il resto, è rimasto l'unica cosa intera che abbiamo visto. L'albero. Era lì, al suo posto, all'imboccatura del bosco, cristallizzato come sempre nel suo cappotto di ghiaccio, la cui trasparenza era offuscata dalla neve fresca - ma era rosso. Era rosso, sì, come se Beppe Formento, nell'atto di ghiacciarlo, avesse messo dello sciroppo di amarena nel cannone. In quel bianco fatale era l'unica cosa che mantenesse una forma, e sembrava - non esagero - acceso, pulsante di quell'intima luce aurorale che ancora oggi mi ritrovo a sognare. Sogno quella trasparenza rossa, sì, ancora oggi, e la sogno senza più l'albero, ormai, senza nemmeno più la forma dell'albero: sogno quel colore e nient'altro. Un tramonto imprigionato in un cielo di gelatina, un sipario di quarzo rosso che cala sul mio sonno, un'immensa caramella Charms che si mangia il mondo, ho continuato a sognare quella trasparenza rossa e continuo a farlo, perché è ciò che abbiamo visto, quando siamo arrivati al bosco. Cosa avete visto? Abbiamo visto l'albero ghiacciato intriso di sangue".
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