Sabato 22 settembre, si è svolta la seconda edizione de "Lo Spirito in Viaggio" presso la Tecnomar di Fiumicino.
Quest'anno il Micca ha ospitato la musica Jazz del gruppo ISORITMO di Giampaolo Ascolese e le opere della pittrice Marie Reine Levrat.
Un omaggio alle donne del ‘900; protagoniste che hanno lasciato una traccia significativa nella memoria storica del "secolo breve".
Una bella serata. Speciale. Rara.
Se avessi a disposizione una sola breve definizione per descrivere questo evento, sceglierei: "DOPPI SENSI".
Perchè mentre ascoltavo la bella musica degli ISORITMO, sentivo il rumore del fiume scorrere accanto al palco; mentre guardavo le immagini delle opere della Levrat, proiettate su una vela spiegata della nave, rimiravo lentamente il ferro, i legni e le forme antiche del Pietro Micca, illuminato a festa; mentre percepivo l'odore del mare a breve distanza, venivo avvolto dai tenui effluvi degli oli e grassi della macchina a vapore della nave.
La pittrice, i musicisti... grandi artisti!
Ma anche questa volta, come lo scorso anno, si è imposto come vero e unico protagonista della serata, lui.
Il Pietro Micca.
Un grazie di cuore a Pietro Paolo.
Per aver mantenuto la promessa di voler ripetere l'esperienza dello scorso anno.
Un grazie di cuore a "l'ultimo Mecenate del Terzo Millennio!"
mercoledì 17 ottobre 2012
lunedì 15 ottobre 2012
Fai bei sogni di Massimo Gramellini
Durante la presentazione di un libro, mi chiesero un parere. Io risposi: "Una lettura piacevole".
Qualcuno, non ricordo nemmeno chi, mi disse che un giudizio così, nei confronti di un libro è una vera e propria stroncatura.
Non sono d'accordo. Perchè i libri brutti, soprattutto se scritti anche male, sono brutti e basta.
Eppure quell'affermazione contiene del vero; perchè un libro per essere davvero bello, deve prorompere e suscitare emozioni più o meno forti.
Una "lettura piacevole" invece, equivale ad un sentimento intorpidito.
Questo libro è un po' così. Forse un po' troppo vero per risultare credibile.
Sono rimasto deluso. Anche perchè mi piace come scrive Gramellini. Mi piace la sua intensità che però qui è rimasta offuscata.
Ma forse il suo intento era diverso. Forse voleva scrivere qualcosa di diverso. O forse si è sentito solo in dovere di scrivere della madre.
Che dire: un libro... piacevole. Troppo.
Sinossi: Fai bei sogni è la storia di un segreto celato in una busta per quarant’anni. La storia di un bambino, e poi di un adulto, che imparerà ad affrontare il dolore più grande, la perdita della mamma, e il mostro più insidioso: il timore di vivere. Fai bei sogni è dedicato a quelli che nella vita hanno perso qualcosa. Un amore, un lavoro, un tesoro. E rifiutandosi di accettare la realtà, finiscono per smarrire se stessi. Come il protagonista di questo romanzo. Uno che cammina sulle punte dei piedi e a testa bassa perché il cielo lo spaventa, e anche la terra.
Fai bei sogni è soprattutto un libro sulla verità e sulla paura di conoscerla. Immergendosi nella sofferenza e superandola, ci ricorda come sia sempre possibile buttarsi alle spalle la sfiducia per andare al di là dei nostri limiti.
Massimo Gramellini ha raccolto gli slanci e le ferite di una vita priva del suo appiglio più solido. Una lotta incessante contro la solitudine, l’inadeguatezza e il senso di abbandono, raccontata con passione e delicata ironia. Il sofferto traguardo sarà la conquista dell’amore e di un’esistenza piena e autentica, che consentirà finalmente al protagonista di tenere i piedi per terra senza smettere di alzare gli occhi al cielo.
lunedì 1 ottobre 2012
Chiedi alla polvere di John Fante
Un capolavoro. Semplicemente.
Fante è uno vero scrittore. Uno che lo fa per mestiere. Si direbbe oggi un vero professionista.
Un creativo disciplinato. Emerge dalla sua narrazione l'estro, il talento, l'arte pura dell'osare e sperimentare mondi ed emozioni altre. Ma al contempo se ne ammira la cura disciplinata dei particolari; la disciplina del "mestiere" dell'artigiano delle parole.
Solo il finale mi ha un po' deluso. Mi è parso troncato, sbrigativo. Ma per il resto...
Da leggere e rileggere.
E quando lo farete, ricordatevi del particolare delle scarpe rovinate di Camilla: non guarderete più allo stesso modo, indipendentemente dall'essere maschi o femmine, i piedi di una donna!
Sinossi: "California, prima metà del ‘900. Arturo Bandini è un giovane aspirante scrittore trasferitosi dal Colorado a Los Angeles in cerca di fortuna e per rincorrere il suo sogno. Ma la fortuna e l’ispirazione non sono dalla sua parte: costretto alla fame e ridotto a nutrirsi di sole arance, Arturo gira per le strade di Los Angeles in cerca di nuove esperienze e di nuove ispirazioni, portando sottobraccio il suo unico racconto finora pubblicato (su una rivista di New York), intitolato il Cagnolino rise, e da lui considerato un capolavoro. Un giorno in un bar, Arturo conosce Camilla Lopez, una cameriera di origini messicane. Sarà l’inizio di un rapporto travagliato e molesto, fatto di amore, rabbia, paura, pazzia e preghiere. In una lettera al suo editore Arturo esprime il suo forte malessere e la sua totale mancanza di idee per un nuovo racconto: con somma sorpresa del giovane, l’editore decide di tagliare la parte centrale della lettera e di pubblicarla sotto forma di racconto nella sua rivista. Nel frattempo un’altra figura irrompe nella vita di Arturo: Vera, una donna morbosamente innamorata di lui e resa pazza dalla solitudine. Sarà nel suo non-amore per Vera che Arturo troverà lo sblocco della sua anima e lo spunto per il suo romanzo, senza tuttavia riuscire a placare il suo desiderio per Camilla...
Non è facile descrivere in maniera così profonda, ironica e disinvolta le più profonde sensazioni di un uomo alle prese con la sua stessa vita, con il suo desiderio di successo, di amore e di un posto nel mondo che non sia la completa nullità. Eppure John Fante ci riesce, forse come nessun altro. E probabilmente è per questo motivo che Chiedi alla polvere è considerato uno dei capolavori assoluti della letteratura americana. Nella Los Angeles degli anni trenta, dove i sogni degli uomini si perdono nella polvere e dove la stessa polvere copre praticamente tutto, dai tetti delle case alle strade ai marciapiedi, Fante ambienta la sua storia (ovvero quella del suo alter ego Arturo Bandini) di giovane aspirante scrittore, sognatore e cattolico, immortalando sullo sfondo dei suoi sogni e delle sue avventure una società americana ricca di razzismo, di depressione e di numerose contraddizioni. In un continuo crescendo di sensazioni, l’autore troverà il suo trionfo letterario ma non il suo amore. E la conquista del successo non servirà che a stimolare nuovamente la ricerca di Camilla, la sua amata ispano-americana dagli occhi neri. Una ricerca che si concluderà nel deserto del Mohave, alle porte di Los Angeles, con un ultimo grido che si perderà nell’infinito e con un ultima dedica alla sua amata che rimarrà per sempre scolpita. Nella polvere del deserto"
Fante è uno vero scrittore. Uno che lo fa per mestiere. Si direbbe oggi un vero professionista.
Un creativo disciplinato. Emerge dalla sua narrazione l'estro, il talento, l'arte pura dell'osare e sperimentare mondi ed emozioni altre. Ma al contempo se ne ammira la cura disciplinata dei particolari; la disciplina del "mestiere" dell'artigiano delle parole.
Solo il finale mi ha un po' deluso. Mi è parso troncato, sbrigativo. Ma per il resto...
Da leggere e rileggere.
E quando lo farete, ricordatevi del particolare delle scarpe rovinate di Camilla: non guarderete più allo stesso modo, indipendentemente dall'essere maschi o femmine, i piedi di una donna!
Sinossi: "California, prima metà del ‘900. Arturo Bandini è un giovane aspirante scrittore trasferitosi dal Colorado a Los Angeles in cerca di fortuna e per rincorrere il suo sogno. Ma la fortuna e l’ispirazione non sono dalla sua parte: costretto alla fame e ridotto a nutrirsi di sole arance, Arturo gira per le strade di Los Angeles in cerca di nuove esperienze e di nuove ispirazioni, portando sottobraccio il suo unico racconto finora pubblicato (su una rivista di New York), intitolato il Cagnolino rise, e da lui considerato un capolavoro. Un giorno in un bar, Arturo conosce Camilla Lopez, una cameriera di origini messicane. Sarà l’inizio di un rapporto travagliato e molesto, fatto di amore, rabbia, paura, pazzia e preghiere. In una lettera al suo editore Arturo esprime il suo forte malessere e la sua totale mancanza di idee per un nuovo racconto: con somma sorpresa del giovane, l’editore decide di tagliare la parte centrale della lettera e di pubblicarla sotto forma di racconto nella sua rivista. Nel frattempo un’altra figura irrompe nella vita di Arturo: Vera, una donna morbosamente innamorata di lui e resa pazza dalla solitudine. Sarà nel suo non-amore per Vera che Arturo troverà lo sblocco della sua anima e lo spunto per il suo romanzo, senza tuttavia riuscire a placare il suo desiderio per Camilla...
Non è facile descrivere in maniera così profonda, ironica e disinvolta le più profonde sensazioni di un uomo alle prese con la sua stessa vita, con il suo desiderio di successo, di amore e di un posto nel mondo che non sia la completa nullità. Eppure John Fante ci riesce, forse come nessun altro. E probabilmente è per questo motivo che Chiedi alla polvere è considerato uno dei capolavori assoluti della letteratura americana. Nella Los Angeles degli anni trenta, dove i sogni degli uomini si perdono nella polvere e dove la stessa polvere copre praticamente tutto, dai tetti delle case alle strade ai marciapiedi, Fante ambienta la sua storia (ovvero quella del suo alter ego Arturo Bandini) di giovane aspirante scrittore, sognatore e cattolico, immortalando sullo sfondo dei suoi sogni e delle sue avventure una società americana ricca di razzismo, di depressione e di numerose contraddizioni. In un continuo crescendo di sensazioni, l’autore troverà il suo trionfo letterario ma non il suo amore. E la conquista del successo non servirà che a stimolare nuovamente la ricerca di Camilla, la sua amata ispano-americana dagli occhi neri. Una ricerca che si concluderà nel deserto del Mohave, alle porte di Los Angeles, con un ultimo grido che si perderà nell’infinito e con un ultima dedica alla sua amata che rimarrà per sempre scolpita. Nella polvere del deserto"
Etichette:
Evadere e fuggire,
Leggo (narrativa)
giovedì 6 settembre 2012
L'unico figlio di Anne Holt
Di certo non è fra i libri migliori della Holt.
Forse perde troppo tempo a descrivere dei personaggi che restano un po' troppo in ombra nella struttura generale.
Però la trama è avvincente. Anche la narrazione è incalzante.
Un finale poi, degno della migliore tradizione giallista con "suspance".
Alcuni tratti della Norvegia e dei norvegesi rincuorano.
Appaiono con quei difetti, quelle bassezze, quei tratti così penosi e squallidi, da farceli sentire più "familiari". Insomma, quando "tutto il mondo è paese, mal comune mezzo gaudio..."
Da leggere.
Voto: 7,5
Sinossi: In un gelido e ostinatamente plumbeo febbraio norvegese, l’arrivo di un ragazzino in un orfanotrofio alle porte di Oslo è causa di grande scompiglio. Il dodicenne Olav infatti, sottratto alla patria potestà, pare infinitamente più adulto e cattivo degli altri compagni, e tutti i tentativi di pacificarlo sembrano fallire. Quando Agnes Vestavik, la direttrice dell’orfanotrofio, viene trovata nel suo ufficio, uccisa con un coltello da cucina, e Olav è scomparso, probabilmente dopo aver assistito al delitto, Hanne Wilhelmsen, appena nominata soprintendente di polizia, decide di occuparsi del caso. Cosa che la porterà a scendere per le strade di Oslo, tra il peggior degrado ma anche nell’umanità più dolorosamente viva.
Forse perde troppo tempo a descrivere dei personaggi che restano un po' troppo in ombra nella struttura generale.
Però la trama è avvincente. Anche la narrazione è incalzante.
Un finale poi, degno della migliore tradizione giallista con "suspance".
Alcuni tratti della Norvegia e dei norvegesi rincuorano.
Appaiono con quei difetti, quelle bassezze, quei tratti così penosi e squallidi, da farceli sentire più "familiari". Insomma, quando "tutto il mondo è paese, mal comune mezzo gaudio..."
Da leggere.
Voto: 7,5
Sinossi: In un gelido e ostinatamente plumbeo febbraio norvegese, l’arrivo di un ragazzino in un orfanotrofio alle porte di Oslo è causa di grande scompiglio. Il dodicenne Olav infatti, sottratto alla patria potestà, pare infinitamente più adulto e cattivo degli altri compagni, e tutti i tentativi di pacificarlo sembrano fallire. Quando Agnes Vestavik, la direttrice dell’orfanotrofio, viene trovata nel suo ufficio, uccisa con un coltello da cucina, e Olav è scomparso, probabilmente dopo aver assistito al delitto, Hanne Wilhelmsen, appena nominata soprintendente di polizia, decide di occuparsi del caso. Cosa che la porterà a scendere per le strade di Oslo, tra il peggior degrado ma anche nell’umanità più dolorosamente viva.
martedì 28 agosto 2012
La mirabolante storia del signor Scoppiavaso. Babbuino istruito di Cornelius Medvei
La critica inglese lo ha accolto come un capolavoro.
A me non ha entusiasmato.
Forse la traduzione non è stata in grado di cogliere le finezze della lingua inglese e dei suoi giochi di parole (un babbuino che parla forbito, forse assume un'ironia anglosassone, molto diversa dalla nostra...).
La trama e l'idea narrativa all'inizio appassionano, ma poi, man mano le svolte narrativwe sono piuttosto prevedibili.
Insomma, anche se è un libro per bambini, di certo ci sono storie più divertenti e fantastiche.
Comunque si legge in una mattinata. Vale la pena.
Voto: 6+
Sinossi: Cosa fareste se una sera un babbuino suonasse alla vostra porta chiedendovi cortesemente dello zucchero? Potrebbe succedere. Anzi, è successo, e questo libro ne è la curiosa testimonianza. Il signor Scoppiavaso non è un babbuino comune. Il suo aspetto è quello di una scimmia, ma ha una parlantina che farebbe invidia a un letterato. Trasferitosi in una sconosciuta metropoli con la moglie e i figlioletti, cerca di condurre una vita da onesto cittadino. Numerosi sono gli ostacoli che deve affrontare: la diffidenza dei suoi vicini umani, l'accusa di oltraggio al pubblico pudore a causa della sua incorreggibile abitudine a non indossare neanche uno straccio di vestito su quel suo posteriore prominente... Sospeso tra due mondi, quello umano e quello animale, incapace di abbandonare le sue radici ma desideroso di essere accettato tra gli uomini, il signor Scoppiavaso tenterà il tutto per tutto... Raccontata come un fatto di cronaca, una storia acuta e fantastica che mette in luce l'assurdità del comportamento umano e ci mostra quanto sia difficile, per noi "animali evoluti", capire e accettare la diversità senza un pizzico di quella follia che ci aiuta a vivere. Età di lettura: da 10 anni.
Etichette:
Crescere coi piccoli,
Leggo (narrativa)
venerdì 10 agosto 2012
Finestra a comò
La cantina di una casa che proprio quest'anno spegne 130 candeline, ha necessariamente una storia particolare; lì finiscono cose che non servono più, ma che non sono ancora diventate inutili.
Oggetti che spesso possono trovare una nuova vita e una diversa funzione, impazienti di essere "ri-usati".
Fra le varie cose irrimediabilmente destinate ai rifiuti, ho notato due ante della vecchia finestra della cucina.
Due oggetti che hanno alloggiato nella casa per tanto tempo, testimoni del vissuto delle persone che l'hanno abitata negli anni passati.
Così, insieme a mia cognata Jo, abbiamo pensato di utilizzarle per costruire un comò in una delle stanze da letto.
Dopo aver fatto un piccolo progetto, aver preso alcune misure, ho cominciato a lavorare i pezzi necessari alla realizzazione del comò.
Ovviamente con calma riflessiva, senza tempi imposti e lasciandomi guidare dal ciclo naturale della giornata.
Comunque in tempo per gustarmi una Caipirinha preparata da Giancarlo e Jo al tramonto.
La mattina seguente, prima di andare al mare, ho preso diverse misure e montato i ripiani interni nel vano trapezioidale posto sotto la finestra.
Ovviamente il momento del meritato pranzo a base di pesce al ristorantino di Pandeli, in riva al mare, è arrivato per ricordarmi di raggiungere il mio amico Augusto, alle prese col dubbio amletico su quale tipo di pesce ordinare...
Poi nel pomeriggio, dopo un paio d'ore di riposo, ho finito di montare i pezzi per il comò.
E sono rimasto piuttosto soddisfatto del risultato, vista la somiglianza stessa con la mia visione, che avevo rappresentato su un pezzo di carta, in fase di progettazione.
Soddisfatto anche di aver finito il lavoro prima del tramonto, preludio ad una serata in riva la mare con la luna...
lunedì 7 maggio 2012
Prestiti scaduti di Petros Markaris
Se volete capire qualcosa della Grecia e soprattutto dei greci in questo momento storico alle prese con una crisi economica più devastante di qualsiasi altra guerra precedente, questo romanzo può darvi un'idea molto nitida; più di decine di articoli giornalistici e interventi di opinionisti e sociologi vari.
A volte, per dire la verità, nulla è meglio di una sincera finzione.
Un esempio? Eccolo.
...Il commissario si rivolse ad un agente immobiliare: "Vedo che avete grande offerta di terreni".
"E' uscito il nuovo modello della Jeep Cherokee. Tutte le volte che la Jeep o la Land Rover fannouscire un nuovo modello aumenta l'offerta di terreni in vendita" rispose l'agente ridendo.
"E perchè?"
"Perchè un proprietario su due vende un terreno per comprarsi il fuoristrada nuovo"...
Sinossi: "Caterina, la figlia del commissario Charitos, sta per sposarsi, e lui, per l’occasione, è talmente felice da aver deciso perfino di cambiare la sua storica auto: una Seat Ibiza con tanto di navigatore satellitare al posto della vecchia e gloriosa Mirafiori. Ma ecco che un omicidio inusuale turba quel momento di serenità. L’ex direttore di una grossa banca viene trovato morto nel suo giardino, decapitato di netto, probabilmente con una spada. E non è finita: qualche giorno dopo, un altro direttore di banca,questa volta un inglese, va incontro alla stessa sorte: decapitato con un colpo netto. La seconda vittima è uno straniero, l’agitazione si diffonde. Bisogna fare qualcosa, non c’è un minuto da perdere.Markaris torna con il commissario Charitos, e non solo: suo è l’umorismo amaro e politicamente scorretto a cui siamo ormai abituati, e suo è il consueto metodo d’indagine, fatto di cautela, di circospezione, dato che gli avversari ora non sono solo i tradizionali “cattivi”, ma gli stessi mezzi di comunicazione,i politici che perseguono i loro interessi,e come sempre i colleghi che mettono al commissario i bastoni tra le ruote"
A volte, per dire la verità, nulla è meglio di una sincera finzione.
Un esempio? Eccolo.
...Il commissario si rivolse ad un agente immobiliare: "Vedo che avete grande offerta di terreni".
"E' uscito il nuovo modello della Jeep Cherokee. Tutte le volte che la Jeep o la Land Rover fannouscire un nuovo modello aumenta l'offerta di terreni in vendita" rispose l'agente ridendo.
"E perchè?"
"Perchè un proprietario su due vende un terreno per comprarsi il fuoristrada nuovo"...
Sinossi: "Caterina, la figlia del commissario Charitos, sta per sposarsi, e lui, per l’occasione, è talmente felice da aver deciso perfino di cambiare la sua storica auto: una Seat Ibiza con tanto di navigatore satellitare al posto della vecchia e gloriosa Mirafiori. Ma ecco che un omicidio inusuale turba quel momento di serenità. L’ex direttore di una grossa banca viene trovato morto nel suo giardino, decapitato di netto, probabilmente con una spada. E non è finita: qualche giorno dopo, un altro direttore di banca,questa volta un inglese, va incontro alla stessa sorte: decapitato con un colpo netto. La seconda vittima è uno straniero, l’agitazione si diffonde. Bisogna fare qualcosa, non c’è un minuto da perdere.Markaris torna con il commissario Charitos, e non solo: suo è l’umorismo amaro e politicamente scorretto a cui siamo ormai abituati, e suo è il consueto metodo d’indagine, fatto di cautela, di circospezione, dato che gli avversari ora non sono solo i tradizionali “cattivi”, ma gli stessi mezzi di comunicazione,i politici che perseguono i loro interessi,e come sempre i colleghi che mettono al commissario i bastoni tra le ruote"
venerdì 6 aprile 2012
Lasciami entrare di John Ajvide Lindqvist
Molto avvincente, inquietante sui tratti più "quotidiani" e sulla tristezza di una periferia senza identità di una ricca città occidentale.
Spaventano le contraddizioni, più che i vampiri. Veri o presunti.
Da leggere se piace il genere o anche solo per curiosità.
Sinossi: "A Blackeberg, quartiere degradato alla periferia ovest di Stoccolma, il ritrovamento del cadavere completamente dissanguato di un ragazzo segna l'inizio di una lunga scia di morte. Sembrerebbe trattarsi di omicidi rituali, ma anche c'è anche chi pensa all'opera di un serial killer. Mentre nel quartiere si diffonde la paura, il dodicenne Oskar, affascinato dalle imprese dell'assassino, gioisce segretamente sperando che sia finalmente giunta l'ora della rivalsa nei confronti dei bulletti che ogni giorno lo tormentano a scuola. Ma non è l'unica novità nella sua vita, perché Oskar ha finalmente un'amica, una coetanea che si è appena trasferita nel quartiere. Presto i due ragazzini diventano più che semplici amici. Ma c'è qualcosa di strano in Eli, dal viso smunto, i capelli scuri e i grandi occhi. Emana uno strano odore, non ha mai freddo, se salta sembra volare e, soprattutto, esce di casa soltanto la notte... "Lasciami entrare" è una storia d'amore, vendetta e vampiri, un racconto sul dolore dell'infanzia e la forza dell'amicizia, dove sangue e orrore devono piegarsi alla potenza dell'amore e alla voglia di vivere.
Spaventano le contraddizioni, più che i vampiri. Veri o presunti.
Da leggere se piace il genere o anche solo per curiosità.
Sinossi: "A Blackeberg, quartiere degradato alla periferia ovest di Stoccolma, il ritrovamento del cadavere completamente dissanguato di un ragazzo segna l'inizio di una lunga scia di morte. Sembrerebbe trattarsi di omicidi rituali, ma anche c'è anche chi pensa all'opera di un serial killer. Mentre nel quartiere si diffonde la paura, il dodicenne Oskar, affascinato dalle imprese dell'assassino, gioisce segretamente sperando che sia finalmente giunta l'ora della rivalsa nei confronti dei bulletti che ogni giorno lo tormentano a scuola. Ma non è l'unica novità nella sua vita, perché Oskar ha finalmente un'amica, una coetanea che si è appena trasferita nel quartiere. Presto i due ragazzini diventano più che semplici amici. Ma c'è qualcosa di strano in Eli, dal viso smunto, i capelli scuri e i grandi occhi. Emana uno strano odore, non ha mai freddo, se salta sembra volare e, soprattutto, esce di casa soltanto la notte... "Lasciami entrare" è una storia d'amore, vendetta e vampiri, un racconto sul dolore dell'infanzia e la forza dell'amicizia, dove sangue e orrore devono piegarsi alla potenza dell'amore e alla voglia di vivere.
Etichette:
Affrontare l'adolescenza,
Evadere e fuggire,
Leggo (narrativa)
martedì 14 febbraio 2012
Del "telefono" non si butta via nulla
Prepararci a recuperare le cose.
Soprattutto quelle vecchie perchè, si sa, le cose vecchie son fatte meglio.
E poi, come si dice "Gallina vecchia, fa buon brodo" o, per attinenza al nostro caso, "del maiale non si butta via nulla".
Potreste dedicare il vostro RIUSO ecologico ad una persona cara.
Oggi, giorno di San Valentino, io il mio l'ho dedicato a mia moglie in questo modo:
"Il ricordo delle ore passate al telefono con te, quando eravamo più giovani, oggi m'illumina la vita"
Istruzioni per l'uso: Prendete un vecchio telefono. Apritelo. Svuotatelo come fareste con le interiora di un... maiale. Aprite entrambi i coperchietti della cornetta e sostituite microfono e altoparlante, con due lampadine alogene, rivestendo il fondo con carta stagnola. Allargate il buco dei coperchietti per incastrarci un vetrino rotondo. Prendete una vecchia stampella di ferro, fissatela alla base del telefono e legatela insieme al filo della cornetta, mimetizzandola con un nastro o un cordoncino colorato. Utilizzate il vano del telefono per alloggiarvi il trasformatore delle lampade alogene e collegate tutto ad un cavo per la rete elettrica con interruttore incorporato.
mercoledì 8 febbraio 2012
Manifesto per un mondo senza lavoro di Ermanno Bencivenga
Un ritorno al passato delle grandi utopie per tentare di forgiare un futuro a immagine e somiglianza dell'''uomo socratico'', piu incline alle leggi della crescita interiore che a quelle dell'economia.
Di certo un trattato molto teorico, di fatto un puro esercizio accademico per la genesi di una grande utopia.
Senza dubbio una sfida ed una provocazione, che ha comunque il merito di mettere in evidenza aspetti paradossali della nostra società moderna occidentale e capitalistica, tesa a spacciare il proprio modello sociale, come l'unico, naturale ed inevitabile.
L'utilità maggiore di questo saggio, risiede nella capacità di stimolare una presa di coscienza. O quanto meno la libertà di sapere come, molti dei princìpi che abbiamo considerati fino ad oggi come assiomi, possono essere "descostruiti" ed analizzati criticamente.
Lavoro e attività; passione e professionalità; talento e capacità; tecnica e creatività; consumismo e benessere; ricchezza e opulenza; potere e sperpero; avere e essere...
Sono solo alcuni dei binomi che potranno essere scomposti concettualmente senza essere considerati solo come dei sinonimi sociali.
Sinossi: "In questo libro l'autore descrive, estremizzandolo, un mondo succubo dei consumi, travolto dal desiderio di possesso. Ma dietro la maschera c'è il sogno di un mondo migliore, capace di dare dignità indipendentemente dal successo, e di apprezzare la moderazione del vivere e la ricerca della realizzazione di sé. Un ritorno al passato delle grandi utopie per tentare di forgiare un futuro a immagine e somiglianza dell'uomo "socratico", più incline alle leggi della crescita interiore che a quelle dell'economia"
Di certo un trattato molto teorico, di fatto un puro esercizio accademico per la genesi di una grande utopia.
Senza dubbio una sfida ed una provocazione, che ha comunque il merito di mettere in evidenza aspetti paradossali della nostra società moderna occidentale e capitalistica, tesa a spacciare il proprio modello sociale, come l'unico, naturale ed inevitabile.
L'utilità maggiore di questo saggio, risiede nella capacità di stimolare una presa di coscienza. O quanto meno la libertà di sapere come, molti dei princìpi che abbiamo considerati fino ad oggi come assiomi, possono essere "descostruiti" ed analizzati criticamente.
Lavoro e attività; passione e professionalità; talento e capacità; tecnica e creatività; consumismo e benessere; ricchezza e opulenza; potere e sperpero; avere e essere...
Sono solo alcuni dei binomi che potranno essere scomposti concettualmente senza essere considerati solo come dei sinonimi sociali.
Sinossi: "In questo libro l'autore descrive, estremizzandolo, un mondo succubo dei consumi, travolto dal desiderio di possesso. Ma dietro la maschera c'è il sogno di un mondo migliore, capace di dare dignità indipendentemente dal successo, e di apprezzare la moderazione del vivere e la ricerca della realizzazione di sé. Un ritorno al passato delle grandi utopie per tentare di forgiare un futuro a immagine e somiglianza dell'uomo "socratico", più incline alle leggi della crescita interiore che a quelle dell'economia"
lunedì 2 gennaio 2012
Il libro degli errori di Gianni Rodari
I libri di Rodari sono sempre attuali.
La sua capacità di trarre storie e trame perfino dagli errori è proverbiale.
Credo che certi errori sintattici, grammaticali e ortografici, li ho imparati ed ancora oggi li ricordo, attraverso questo libro e i suoi disegni.
Consiglio di leggere e sfogliare spesso questo piccolo e astruso "manuale".
Inutile aggiungere quanto sia divertente.
Sinossi: "Gianni Rodari ci conduce in una paradossale giostra attraverso il mondo delle correzioni a matita rossa e blu. Poesie e raccontini si intrecciano in un dialogo tutto ammicchi con gli scolari intelligenti (e con i genitori, ai quali l'autore dedica una arguta presentazione del libro). "Il libro degli errori" è stato pubblicato per la prima volta nel 1964. Disegni di Bruno Munari"
La sua capacità di trarre storie e trame perfino dagli errori è proverbiale.
Credo che certi errori sintattici, grammaticali e ortografici, li ho imparati ed ancora oggi li ricordo, attraverso questo libro e i suoi disegni.
Consiglio di leggere e sfogliare spesso questo piccolo e astruso "manuale".
Inutile aggiungere quanto sia divertente.
Sinossi: "Gianni Rodari ci conduce in una paradossale giostra attraverso il mondo delle correzioni a matita rossa e blu. Poesie e raccontini si intrecciano in un dialogo tutto ammicchi con gli scolari intelligenti (e con i genitori, ai quali l'autore dedica una arguta presentazione del libro). "Il libro degli errori" è stato pubblicato per la prima volta nel 1964. Disegni di Bruno Munari"
Etichette:
Crescere coi piccoli,
Leggo (narrativa),
Ridere
Iscriviti a:
Post (Atom)