Di certo non è fra i libri migliori della Holt.
Forse perde troppo tempo a descrivere dei personaggi che restano un po' troppo in ombra nella struttura generale.
Però la trama è avvincente. Anche la narrazione è incalzante.
Un finale poi, degno della migliore tradizione giallista con "suspance".
Alcuni tratti della Norvegia e dei norvegesi rincuorano.
Appaiono con quei difetti, quelle bassezze, quei tratti così penosi e squallidi, da farceli sentire più "familiari". Insomma, quando "tutto il mondo è paese, mal comune mezzo gaudio..."
Da leggere.
Voto: 7,5
Sinossi: In un gelido e ostinatamente plumbeo febbraio norvegese, l’arrivo di un ragazzino in un orfanotrofio alle porte di Oslo è causa di grande scompiglio. Il dodicenne Olav infatti, sottratto alla patria potestà, pare infinitamente più adulto e cattivo degli altri compagni, e tutti i tentativi di pacificarlo sembrano fallire. Quando Agnes Vestavik, la direttrice dell’orfanotrofio, viene trovata nel suo ufficio, uccisa con un coltello da cucina, e Olav è scomparso, probabilmente dopo aver assistito al delitto, Hanne Wilhelmsen, appena nominata soprintendente di polizia, decide di occuparsi del caso. Cosa che la porterà a scendere per le strade di Oslo, tra il peggior degrado ma anche nell’umanità più dolorosamente viva.
Nessun commento:
Posta un commento