Uno stile narrativo piacevole, una trama curiosa e una definizione dei personaggi chiaramente delineata.
Insomma, i presupposti c'erano tutti per una bella storia.
Però, man mano che si svelava il "problema" di uno dei protagonisti, ho sperato non fosse proprio il più scontato fra i temi giovanili. Speravo... speravo... e invece no: era proprio il più scontato: la droga. Così ho perso interesse a leggerlo, anche se poi l'ho finito velocemente.
Ma forse è giusto così, l'argomento della droga è sempre molto attuale e drammaticamente presente fra le giovani generazioni e quindi sono io, probabilmente, ad essere "inadeguato" a questa storia e non il contrario.
Ricetta di lettura: Leggere durante le sere autunnali, preferibilmente in un luogo aperto, con un buon bicchiere di vino rosso novello e tre cantuccini alle mandorle da intingere.
Sinossi: Barricato in cantina per trascorrere di nascosto da tutti la sua settimana bianca, Lorenzo, un quattordicenne introverso e un po' nevrotico, si prepara a vivere il suo sogno solipsistico di felicità: niente conflitti, niente fastidiosi compagni di scuola, niente commedie e finzioni. Il mondo con le sue regole incomprensibili fuori della porta e lui stravaccato su un divano, circondato di Coca-Cola, scatolette di tonno e romanzi horror. Sarà Olivia, che piomba all'improvviso nel bunker con la sua ruvida e cagionevole vitalità, a far varcare a Lorenzo la linea d'ombra, a fargli gettare la maschera di adolescente difficile e accettare il gioco caotico della vita là fuori. Con questo racconto di formazione Ammaniti aggiunge un nuovo, lancinante scorcio a quel paesaggio dell'adolescenza di cui è impareggiabile ritrattista. E ci dà con Olivia una figura femminile di fugace e struggente bellezza.
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