L'idea narrativa è avvincente e originale. Il classico presupposto per una storia; la risposta alla domanda "Che cosa succederebbe se...?".
Anche il contrasto psicologico dei personaggi è ben delineato.
Ma... la storia non convince, perché manca di verosimiglianza.
Il terrorista fondamentalista islamico è fondamentalmente un disperato. Disperato sociale. E raramente appartiene al mondo ricco, borghese e con una coscienza formata e sedimentata nei secoli da illuminismo, romanticismo, laicismo, razionalismo, relativismo, scientismo, comunismo, liberalismo, sociologismo...
Un mondo a cui, invece, appartiene il protagonista del romanzo.
Insomma poco credibile.
Poco credibile che uno così arrivi a sacrificare la propria vita per un ideale troppo debole, facilmente confutabile, per una mente intellettuale come la sua.
Poco credibile che uno così arrivi a sacrificare la propria vita senza credere (credere veramente intendo...) in un paradiso dei giusti nell'aldilà, in un riscatto escotologico reale.
Uno così è troppo annoiato dalla vita, ma poco disperato e per nulla disperato socialmente.
Insomma, una bella storia, curiosa, da leggere sicuramente con leggerezza, tenendo presente però che, come affermava Mario Vargas Llosa, i romanzi dovrebbero raccontare "la verità delle menzogne".
Sinossi
Franco Ferrari, intellettuale di successo, spirito moderato e fondamentalmente laico, traccia un bilancio disastroso della propria vita privata. In particolare non sopporta più di condurre un'esistenza svuotata di ogni passione e ideale, pigra e passiva di fronte ai continui attacchi portati a un modello di società, quello occidentale, che nonostante tutto sente di dover difendere. Come se non bastasse, la relazione con una donna di origini tunisine e l'incontro con un dignitario saudita gli aprono gli occhi sulla maggiore "vitalità" dell'Islam; il cristiano, si rende conto, nel migliore dei casi crede, un musulmano è certo, ed è per questa ragione che non teme i comportamenti estremi. In lui nasce così la volontà di fare qualcosa di concreto, un'esigenza che si fa sempre più pressante in seguito a un colloquio con la morente Già Veronesi, famosa giornalista e polemista, e a una specie di "chiamata" dal passato. Un suo antenato che partecipò alla battaglia di Vienna dell'11 settembre 1683, dove l'esercito di Maometto IV fu fermato, sembra infatti invitarlo all'azione. Alla fine, Franco concepisce un progetto inaudito: entrare in una moschea con indosso una cintura esplosiva e farsi saltare in aria, dimostrando al mondo che anche un occidentale è capace di gesti assoluti. Prima, però, spiegherà le sue ragioni in una lunga lettera, e si procurerà un testimone che racconti l'ultima parte della storia. Ma nessun piano, neanche il più perfetto, tiene conto di tutti gli imprevisti.
venerdì 31 dicembre 2010
mercoledì 29 dicembre 2010
XY di Sandro Veronesi
Da leggere in montagna. Possibilmente durante l'inverno... con la neve!
Un bel romanzo, che esplora le psicologie di persone "lontane" alle mentalità degli "urban people".
Veronesi si conferma un abile narratore. Molto bravo nell'esercizio di evidenziare due punti di vista differenti (come Queneau in Esercizi di stile, per intenderci...)
L'alternarsi dell'io narrante fra un prete ed una psichiatra (XY appunto...) è una bella trovata narrativa.
Davvero un bel romanzo avvincente, di quelli che capitano raramente e che vorresti avere il tempo di poterlo finire in una notte "buia e tempestosa".
Certamente molto diverso dal più famoso Caos calmo, che descrive invece un mondo borghese metropolitano.
Sinossi: "L'ho detto ai carabinieri, l'ho detto al Procuratore, l'ho detto a tutti quelli che mi hanno chiesto "cosa avete visto?": l'albero, abbiamo visto, l'albero ghiacciato. E stata la prima cosa che abbiamo visto, appena arrivati al bosco - e anche dopo, quando abbiamo visto il resto, è rimasto l'unica cosa intera che abbiamo visto. L'albero. Era lì, al suo posto, all'imboccatura del bosco, cristallizzato come sempre nel suo cappotto di ghiaccio, la cui trasparenza era offuscata dalla neve fresca - ma era rosso. Era rosso, sì, come se Beppe Formento, nell'atto di ghiacciarlo, avesse messo dello sciroppo di amarena nel cannone. In quel bianco fatale era l'unica cosa che mantenesse una forma, e sembrava - non esagero - acceso, pulsante di quell'intima luce aurorale che ancora oggi mi ritrovo a sognare. Sogno quella trasparenza rossa, sì, ancora oggi, e la sogno senza più l'albero, ormai, senza nemmeno più la forma dell'albero: sogno quel colore e nient'altro. Un tramonto imprigionato in un cielo di gelatina, un sipario di quarzo rosso che cala sul mio sonno, un'immensa caramella Charms che si mangia il mondo, ho continuato a sognare quella trasparenza rossa e continuo a farlo, perché è ciò che abbiamo visto, quando siamo arrivati al bosco. Cosa avete visto? Abbiamo visto l'albero ghiacciato intriso di sangue".
Un bel romanzo, che esplora le psicologie di persone "lontane" alle mentalità degli "urban people".
Veronesi si conferma un abile narratore. Molto bravo nell'esercizio di evidenziare due punti di vista differenti (come Queneau in Esercizi di stile, per intenderci...)
L'alternarsi dell'io narrante fra un prete ed una psichiatra (XY appunto...) è una bella trovata narrativa.
Davvero un bel romanzo avvincente, di quelli che capitano raramente e che vorresti avere il tempo di poterlo finire in una notte "buia e tempestosa".
Certamente molto diverso dal più famoso Caos calmo, che descrive invece un mondo borghese metropolitano.
Sinossi: "L'ho detto ai carabinieri, l'ho detto al Procuratore, l'ho detto a tutti quelli che mi hanno chiesto "cosa avete visto?": l'albero, abbiamo visto, l'albero ghiacciato. E stata la prima cosa che abbiamo visto, appena arrivati al bosco - e anche dopo, quando abbiamo visto il resto, è rimasto l'unica cosa intera che abbiamo visto. L'albero. Era lì, al suo posto, all'imboccatura del bosco, cristallizzato come sempre nel suo cappotto di ghiaccio, la cui trasparenza era offuscata dalla neve fresca - ma era rosso. Era rosso, sì, come se Beppe Formento, nell'atto di ghiacciarlo, avesse messo dello sciroppo di amarena nel cannone. In quel bianco fatale era l'unica cosa che mantenesse una forma, e sembrava - non esagero - acceso, pulsante di quell'intima luce aurorale che ancora oggi mi ritrovo a sognare. Sogno quella trasparenza rossa, sì, ancora oggi, e la sogno senza più l'albero, ormai, senza nemmeno più la forma dell'albero: sogno quel colore e nient'altro. Un tramonto imprigionato in un cielo di gelatina, un sipario di quarzo rosso che cala sul mio sonno, un'immensa caramella Charms che si mangia il mondo, ho continuato a sognare quella trasparenza rossa e continuo a farlo, perché è ciò che abbiamo visto, quando siamo arrivati al bosco. Cosa avete visto? Abbiamo visto l'albero ghiacciato intriso di sangue".
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Evadere e fuggire,
Leggo (narrativa)
giovedì 16 dicembre 2010
Il piacere di camminare di Gianfranco Bracci
Un libro utile e motivazionale, a metà strada (è proprio il caso di dirlo...) fra il manuale, il saggio e il semplice dispensatore di consigli utili.
Molto concrete le indicazioni per chi vuole intraprendere la pratica della "passeggiata" quotidiana e per chi vuole iniziare a praticare il trekking.
Fa riflettere quanto e come sia importante nella nostra vita riprendere a camminare concretamente e riprendere a far camminare la nostra mente e il nostro pensiero.
Da leggere idealmente nelle pause fra una camminata ed un'altra e da leggere periodicamente come rafforzativo delle motivazioni a camminare quotidianamente per combattere la pigrizia e la tentazione dell'abbandono... sul divano.
Sinossi
Se camminare è un piacere, lo può anche essere il riflettere su quest'attività, la più antica della razza umana. Con questo volume Gianfranco Bracci raccoglie, in interventi suoi e di altri camminatori, riflessioni e consigli su una varietà di argomenti che spaziano dalla filosofia del camminare al senso dell'andare a piedi (stimolato dal pensiero di scrittori, pensatori, poeti), dal camminare scalzi, allo Yoga come meditazione camminata. Nella sua varietà e complessità è un libro di cui si apprezza la semplicità e la naturalezza con cui l'autore affronta l'argomento, senza alcuna presunzione o pedanteria; semplicità e naturalezza che, evidentemente, gli derivano dalla lunga esperienza di camminatore e trekker. Il libro, suddiviso in tre sezioni (1. Sul camminare, 2. Camminare, dove, come, quando, 3. Voglia di camminare) non è limitato alla riflessione, ma anche votato ai consigli pratici sul dove camminare (percorrendo le grandi traversate, camminare senza bussola/carta/GPS, viandanti sui sentieri dello spirito, camminare sulla neve, ecc.), sul quando (in inverno, o in età avanzata) e sul come (pianificare un'escursione, alimentazione ed abbigliamento, tecnica del Nordic Walking, ecc.). Arricchito come è da una varietà di contributi di tanti autori, noti e meno noti (tutti comunque appassionati camminatori), il volume è una lettura curiosa e piacevole sulla quale soffermarsi, ad esempio, nelle pause di un trekking.
Molto concrete le indicazioni per chi vuole intraprendere la pratica della "passeggiata" quotidiana e per chi vuole iniziare a praticare il trekking.
Fa riflettere quanto e come sia importante nella nostra vita riprendere a camminare concretamente e riprendere a far camminare la nostra mente e il nostro pensiero.
Da leggere idealmente nelle pause fra una camminata ed un'altra e da leggere periodicamente come rafforzativo delle motivazioni a camminare quotidianamente per combattere la pigrizia e la tentazione dell'abbandono... sul divano.
Sinossi
Se camminare è un piacere, lo può anche essere il riflettere su quest'attività, la più antica della razza umana. Con questo volume Gianfranco Bracci raccoglie, in interventi suoi e di altri camminatori, riflessioni e consigli su una varietà di argomenti che spaziano dalla filosofia del camminare al senso dell'andare a piedi (stimolato dal pensiero di scrittori, pensatori, poeti), dal camminare scalzi, allo Yoga come meditazione camminata. Nella sua varietà e complessità è un libro di cui si apprezza la semplicità e la naturalezza con cui l'autore affronta l'argomento, senza alcuna presunzione o pedanteria; semplicità e naturalezza che, evidentemente, gli derivano dalla lunga esperienza di camminatore e trekker. Il libro, suddiviso in tre sezioni (1. Sul camminare, 2. Camminare, dove, come, quando, 3. Voglia di camminare) non è limitato alla riflessione, ma anche votato ai consigli pratici sul dove camminare (percorrendo le grandi traversate, camminare senza bussola/carta/GPS, viandanti sui sentieri dello spirito, camminare sulla neve, ecc.), sul quando (in inverno, o in età avanzata) e sul come (pianificare un'escursione, alimentazione ed abbigliamento, tecnica del Nordic Walking, ecc.). Arricchito come è da una varietà di contributi di tanti autori, noti e meno noti (tutti comunque appassionati camminatori), il volume è una lettura curiosa e piacevole sulla quale soffermarsi, ad esempio, nelle pause di un trekking.
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Leggo (varia),
Quarantenni in crisi
venerdì 10 dicembre 2010
La lettrice di Annie Francois
Questo libro è davvero gradevole; una ironica e piacevole condivisione di manie fra i bibliofili (o bibliofagi come li chiama l'autrice). Ci si sente meno soli nelle proprie stranezze sui libri, sui propri gesti scaramantici e le proprie movenze autistiche, collegate al mondo del libro.
Alcuni esempi? Ecco i più classici.
La paura di prestare i libri; di buttare anche il peggiore dei romanzacci gialli comprato per 20 centesimi in qualche bancarella di libri usati, più per sindrome compulsiva che per interesse; i segnalibri e le orecchie alle pagine; i post-it o le sottolineature a matita e, dilemma omerico... Che fare delle fascette promozionali con su scritto, ad esempio, "finalista del premio strega..." o "da leggere. (New York Times)..."?
Comunque... da leggere ;-)
Sinossi
Un piccolo libro per chi ama i libri, per chi, prima ancora del contenuto, ama l'oggetto in sé. Annie Francois analizza tutti i possibili piaceri - da quello tattile a quello olfattivo - nonché gli aspetti - la grana della carta, la copertina, il risvolto - legati al libro. Conosce, e alimenta, le manie del lettore "bulimico": il timore di sciuparlo, di prestarlo, di rovinarlo se preso in prestito; il rito lacerante della scelta dei libri da portare in vacanza, il dramma di doverne buttare alcuni per questioni di spazio. Scopriamo allora che altri, maneggiando e leggendo un libro, vivono emozioni simili alle nostre, che essere lettori ci dà un senso di appartenenza, ci fa sentire meno soli al mondo.
Francois A., La lettrice, Tea 2008
Alcuni esempi? Ecco i più classici.
La paura di prestare i libri; di buttare anche il peggiore dei romanzacci gialli comprato per 20 centesimi in qualche bancarella di libri usati, più per sindrome compulsiva che per interesse; i segnalibri e le orecchie alle pagine; i post-it o le sottolineature a matita e, dilemma omerico... Che fare delle fascette promozionali con su scritto, ad esempio, "finalista del premio strega..." o "da leggere. (New York Times)..."?
Comunque... da leggere ;-)
Sinossi
Un piccolo libro per chi ama i libri, per chi, prima ancora del contenuto, ama l'oggetto in sé. Annie Francois analizza tutti i possibili piaceri - da quello tattile a quello olfattivo - nonché gli aspetti - la grana della carta, la copertina, il risvolto - legati al libro. Conosce, e alimenta, le manie del lettore "bulimico": il timore di sciuparlo, di prestarlo, di rovinarlo se preso in prestito; il rito lacerante della scelta dei libri da portare in vacanza, il dramma di doverne buttare alcuni per questioni di spazio. Scopriamo allora che altri, maneggiando e leggendo un libro, vivono emozioni simili alle nostre, che essere lettori ci dà un senso di appartenenza, ci fa sentire meno soli al mondo.
Francois A., La lettrice, Tea 2008
giovedì 2 dicembre 2010
Bianca come il latte, rossa come il sangue di Alessandro D'Avenia
Ho letto molte critiche e polemiche riguardo a questo libro, quindi ho pensato che fosse un buon libro da leggere. Critiche sulla scontatezza di alcuni personaggi e su certi mondi; sulla presunta furberia dell'autore, sul fatto che abbia utilizzato la storia vera di una ragazza morta a 15 anni di leucemia per costruire la storia.
Che la madre della ragazza si sia risentita è comprensibile e va rispettato, ma gli altri?
Moralismo peloso italiano! Sempre a vedere il marcio dietro ogni cosa e a considerare "normale" il marcio vero.
L'autore s'è ispirato ad una storia vera? Dov'è lo scandalo? Ha reso la verità verosimigliante! Un dovere per uno scrittore!
Ha inventato un personaggio "buono" e non rispondente agli adolescenti vuoti della realtà? Chi sarebbero i moralisti e gli stereotipisti? (ma esiste questa parola?)
Il professore del romanzo è uno stereotipo del supplente sfigato saggio e filosofeggiante? Non ne avete mai incontrati?
Esistono grazie a Dio! Sono loro che salvano alcuni dei nostri ragazzi dalla diseducazione della societa dei mass media di oggi!
Esistono, grazie a Dio, per chi ha la fortuna di incontrarne almeno uno sul proprio percorso.
Ebbene... concedetemi una divagazione tratta della Bibbia (Genesi 18, 20-32):
In quei giorni, disse il Signore: «Il grido di Sòdoma e Gomorra è troppo grande e il loro peccato è molto grave. Voglio scendere a vedere se proprio hanno fatto tutto il male di cui è giunto il grido fino a me; lo voglio sapere!». Quegli uomini partirono di là e andarono verso Sòdoma, mentre Abramo stava ancora alla presenza del Signore.
Abramo gli si avvicinò e gli disse: «Davvero sterminerai il giusto con l’empio? Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano? Lontano da te il far morire il giusto con l’empio, così che il giusto sia trattato come l’empio; lontano da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?».
Rispose il Signore: «Se a Sòdoma troverò cinquanta giusti nell’ambito della città, per riguardo a loro perdonerò a tutto quel luogo».
Abramo riprese e disse: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere: forse ai cinquanta giusti ne mancheranno cinque; per questi cinque distruggerai tutta la città?». Rispose: «Non la distruggerò, se ve ne troverò quarantacinque».
Abramo riprese ancora a parlargli e disse: «Forse là se ne troveranno quaranta». Rispose: «Non lo farò, per riguardo a quei quaranta».
Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora: forse là se ne troveranno trenta».
Rispose: «Non lo farò, se ve ne troverò trenta».
Riprese: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore! Forse là se ne troveranno venti». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei venti».
Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora una volta sola: forse là se ne
troveranno dieci». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei dieci».
Eccola la domanda che dovremmo porci oggi.
Esistono almeno dieci insegnanti giusti nella nostra scuola? (Si badi bene: giusti, non perfetti) Esistono almeno dieci adolescenti così nella nostra società? Almeno dieci adulti, ragazzi, genitori, vecchi...?
Ebbene, sarà grazie ad almeno dieci giusti se si salverà la nostra scuola, il nostro futuro e la nostra società.
Dalla quarta di copertina: "Leo è un sedicenne come tanti: ama le chiacchiere con gli amici, il calcetto, le scorribande in motorino e vive in perfetta simbiosi con il suo iPod. Le ore passate a scuola sono uno strazio, i professori "una specie protetta che speri si estingua definitivamente". Così, quando arriva un nuovo supplente di storia e filosofia, lui si prepara ad accoglierlo con cinismo e palline inzuppate di saliva. Ma questo giovane insegnante è diverso: una luce gli brilla negli occhi quando spiega, quando sprona gli studenti a vivere intensamente, a cercare il proprio sogno. Leo sente in sé la forza di un leone, ma c'è un nemico che lo atterrisce: il bianco. Il bianco è l'assenza, tutto ciò che nella sua vita riguarda la privazione e la perdita è bianco. Il rosso invece è il colore dell'amore, della passione, del sangue; rosso è il colore dei capelli di Beatrice. Perché un sogno Leo ce l'ha e si chiama Beatrice, anche se lei ancora non lo sa. Leo ha anche una realtà, più vicina, e, come tutte le presenze vicine, più difficile da vedere: Silvia è la sua realtà affidabile e serena. Quando scopre che Beatrice è ammalata e che la malattia ha a che fare con quel bianco che tanto lo spaventa, Leo dovrà scavare a fondo dentro di sé, sanguinare e rinascere, per capire che i sogni non possono morire e trovare il coraggio di credere in qualcosa di più grande"
Recensione IBS: "Sono pieni di sfumature gli occhi del professore quando racconta le storie delle Mille e una notte, quando racconta di uomini umili che non sanno di avere un tesoro sotterrato davanti all'uscio di casa e di viaggi a perdifiato attraverso il deserto alla ricerca di un sogno. Il professore "Sognatore", secondo la sua classe di liceali sedicenni, non sa niente della vita reale: dopo tutto è solo un supplente "sfigato"… ma quando guarda quei ragazzini scomposti e assonnati gli si para davanti tutta la tavolozza dei colori della terra e si accende di entusiasmo.
Per Leo, invece, le cose della vita possono avere solo due colori: il bianco e il rosso. Bianco è il vuoto, la noia, il silenzio, la solitudine. è la tremenda sensazione, che provano tutti i ragazzi, che il mondo ti sia completamente indifferente e avulso, che tutto sia insignificante e estraneo. Il rosso invece è il sangue che pulsa nelle vene prima di una partita contro la seconda D, è l'adrenalina che sale quando scatta "lo sfidone" in motorino con Nico. Rosso è Beatrice. Ogni mattina dopo la scuola Beatrice, con i suoi capelli rossi, aspetta alla fermata dell'autobus, mentre Leo le sfreccia davanti a tutta velocità rischiando ogni volta la vita. Farebbe qualunque cosa pur di attirare la sua attenzione, perché Leo è innamorato, è pazzo di Beatrice.
Per un ragazzo di sedici anni, stretto nella morsa di due genitori sempre presenti e attenti, non ci sono filosofie di vita da abbracciare, o sistemi morali da seguire. Non esistono le sovrastrutture e i giri di parole, l'autorità che i genitori devono dimostrare e la socializzazione forzata della scuola, gli orari, gli obblighi e le verifiche di matematica. Agli occhi di un adolescente innamorato l'unica cosa che conti è la vita, e la vita è un'eterna trepidazione. A volte, però, anche ai ragazzini belli e promettenti come Leo può succedere che tutto si sfaldi tra le mani. A volte, nella peggiore delle ipotesi, può succedere che l'entusiasmo si spenga all'improvviso, che i fili si spezzino di colpo, che il sogno di tutta la tua vita, quella cosa fragilissima e preziosa che faceva muovere ogni tuo passo, ti esploda in faccia.
Allora restiamo a guardare basiti. Noi, il professore sognatore che lo insegue per i parchi e le panchine della città, la sua mamma, che lo vuole tenere stretto come un bambino, e anche Silvia, la sua amica del cuore che vorrebbe regalargli per magia tutta la forza di cui può essere capace solo una donna.
All'improvviso nella vita di Leo tutto diventa bianco, come il sangue di una persona che ha una malattia in grado di spegnere, consumare, tutto il rosso che abbiamo nel corpo. Bianco come il dolore folle di chi non sa minimamente come si fa ad affrontare una malattia del genere, come la paura che ci fa scappare, correre lontanissimo, più in fretta che possiamo, lontani dalla morte.
Ed è scritta con un cuore semplice e una penna delicata, questa storia di adolescenti ricchi e per bene. è scritta da un professore di liceo che ha messo in ogni riga non solo i sentimenti, ma anche molte citazioni, immagini e rimandi che brillano di saggezza. Per tutti coloro che si aspettano l'ennesimo romanzo di formazione sarà una sorpresa. Così come lo è scoprire che l'adolescenza è molto di più di un'età, è un vento ineffabile e folle che ci scompiglia la vita"
Che la madre della ragazza si sia risentita è comprensibile e va rispettato, ma gli altri?
Moralismo peloso italiano! Sempre a vedere il marcio dietro ogni cosa e a considerare "normale" il marcio vero.
L'autore s'è ispirato ad una storia vera? Dov'è lo scandalo? Ha reso la verità verosimigliante! Un dovere per uno scrittore!
Ha inventato un personaggio "buono" e non rispondente agli adolescenti vuoti della realtà? Chi sarebbero i moralisti e gli stereotipisti? (ma esiste questa parola?)
Il professore del romanzo è uno stereotipo del supplente sfigato saggio e filosofeggiante? Non ne avete mai incontrati?
Esistono grazie a Dio! Sono loro che salvano alcuni dei nostri ragazzi dalla diseducazione della societa dei mass media di oggi!
Esistono, grazie a Dio, per chi ha la fortuna di incontrarne almeno uno sul proprio percorso.
Ebbene... concedetemi una divagazione tratta della Bibbia (Genesi 18, 20-32):
In quei giorni, disse il Signore: «Il grido di Sòdoma e Gomorra è troppo grande e il loro peccato è molto grave. Voglio scendere a vedere se proprio hanno fatto tutto il male di cui è giunto il grido fino a me; lo voglio sapere!». Quegli uomini partirono di là e andarono verso Sòdoma, mentre Abramo stava ancora alla presenza del Signore.
Abramo gli si avvicinò e gli disse: «Davvero sterminerai il giusto con l’empio? Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano? Lontano da te il far morire il giusto con l’empio, così che il giusto sia trattato come l’empio; lontano da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?».
Rispose il Signore: «Se a Sòdoma troverò cinquanta giusti nell’ambito della città, per riguardo a loro perdonerò a tutto quel luogo».
Abramo riprese e disse: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere: forse ai cinquanta giusti ne mancheranno cinque; per questi cinque distruggerai tutta la città?». Rispose: «Non la distruggerò, se ve ne troverò quarantacinque».
Abramo riprese ancora a parlargli e disse: «Forse là se ne troveranno quaranta». Rispose: «Non lo farò, per riguardo a quei quaranta».
Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora: forse là se ne troveranno trenta».
Rispose: «Non lo farò, se ve ne troverò trenta».
Riprese: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore! Forse là se ne troveranno venti». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei venti».
Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora una volta sola: forse là se ne
troveranno dieci». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei dieci».
Eccola la domanda che dovremmo porci oggi.
Esistono almeno dieci insegnanti giusti nella nostra scuola? (Si badi bene: giusti, non perfetti) Esistono almeno dieci adolescenti così nella nostra società? Almeno dieci adulti, ragazzi, genitori, vecchi...?
Ebbene, sarà grazie ad almeno dieci giusti se si salverà la nostra scuola, il nostro futuro e la nostra società.
Un libro che mi ha fatto piangere; mi ha emozionato profondamente.
Un libro così, che ti smuove così, è un buon libro; un'opera letteraria.Compratelo e leggetelo: perchè vale molto di più e sarà molto più utile di tanti manuali su come comportarsi con gli adolescenti.
Dalla quarta di copertina: "Leo è un sedicenne come tanti: ama le chiacchiere con gli amici, il calcetto, le scorribande in motorino e vive in perfetta simbiosi con il suo iPod. Le ore passate a scuola sono uno strazio, i professori "una specie protetta che speri si estingua definitivamente". Così, quando arriva un nuovo supplente di storia e filosofia, lui si prepara ad accoglierlo con cinismo e palline inzuppate di saliva. Ma questo giovane insegnante è diverso: una luce gli brilla negli occhi quando spiega, quando sprona gli studenti a vivere intensamente, a cercare il proprio sogno. Leo sente in sé la forza di un leone, ma c'è un nemico che lo atterrisce: il bianco. Il bianco è l'assenza, tutto ciò che nella sua vita riguarda la privazione e la perdita è bianco. Il rosso invece è il colore dell'amore, della passione, del sangue; rosso è il colore dei capelli di Beatrice. Perché un sogno Leo ce l'ha e si chiama Beatrice, anche se lei ancora non lo sa. Leo ha anche una realtà, più vicina, e, come tutte le presenze vicine, più difficile da vedere: Silvia è la sua realtà affidabile e serena. Quando scopre che Beatrice è ammalata e che la malattia ha a che fare con quel bianco che tanto lo spaventa, Leo dovrà scavare a fondo dentro di sé, sanguinare e rinascere, per capire che i sogni non possono morire e trovare il coraggio di credere in qualcosa di più grande"
Recensione IBS: "Sono pieni di sfumature gli occhi del professore quando racconta le storie delle Mille e una notte, quando racconta di uomini umili che non sanno di avere un tesoro sotterrato davanti all'uscio di casa e di viaggi a perdifiato attraverso il deserto alla ricerca di un sogno. Il professore "Sognatore", secondo la sua classe di liceali sedicenni, non sa niente della vita reale: dopo tutto è solo un supplente "sfigato"… ma quando guarda quei ragazzini scomposti e assonnati gli si para davanti tutta la tavolozza dei colori della terra e si accende di entusiasmo.
Per Leo, invece, le cose della vita possono avere solo due colori: il bianco e il rosso. Bianco è il vuoto, la noia, il silenzio, la solitudine. è la tremenda sensazione, che provano tutti i ragazzi, che il mondo ti sia completamente indifferente e avulso, che tutto sia insignificante e estraneo. Il rosso invece è il sangue che pulsa nelle vene prima di una partita contro la seconda D, è l'adrenalina che sale quando scatta "lo sfidone" in motorino con Nico. Rosso è Beatrice. Ogni mattina dopo la scuola Beatrice, con i suoi capelli rossi, aspetta alla fermata dell'autobus, mentre Leo le sfreccia davanti a tutta velocità rischiando ogni volta la vita. Farebbe qualunque cosa pur di attirare la sua attenzione, perché Leo è innamorato, è pazzo di Beatrice.
Per un ragazzo di sedici anni, stretto nella morsa di due genitori sempre presenti e attenti, non ci sono filosofie di vita da abbracciare, o sistemi morali da seguire. Non esistono le sovrastrutture e i giri di parole, l'autorità che i genitori devono dimostrare e la socializzazione forzata della scuola, gli orari, gli obblighi e le verifiche di matematica. Agli occhi di un adolescente innamorato l'unica cosa che conti è la vita, e la vita è un'eterna trepidazione. A volte, però, anche ai ragazzini belli e promettenti come Leo può succedere che tutto si sfaldi tra le mani. A volte, nella peggiore delle ipotesi, può succedere che l'entusiasmo si spenga all'improvviso, che i fili si spezzino di colpo, che il sogno di tutta la tua vita, quella cosa fragilissima e preziosa che faceva muovere ogni tuo passo, ti esploda in faccia.
Allora restiamo a guardare basiti. Noi, il professore sognatore che lo insegue per i parchi e le panchine della città, la sua mamma, che lo vuole tenere stretto come un bambino, e anche Silvia, la sua amica del cuore che vorrebbe regalargli per magia tutta la forza di cui può essere capace solo una donna.
All'improvviso nella vita di Leo tutto diventa bianco, come il sangue di una persona che ha una malattia in grado di spegnere, consumare, tutto il rosso che abbiamo nel corpo. Bianco come il dolore folle di chi non sa minimamente come si fa ad affrontare una malattia del genere, come la paura che ci fa scappare, correre lontanissimo, più in fretta che possiamo, lontani dalla morte.
Ed è scritta con un cuore semplice e una penna delicata, questa storia di adolescenti ricchi e per bene. è scritta da un professore di liceo che ha messo in ogni riga non solo i sentimenti, ma anche molte citazioni, immagini e rimandi che brillano di saggezza. Per tutti coloro che si aspettano l'ennesimo romanzo di formazione sarà una sorpresa. Così come lo è scoprire che l'adolescenza è molto di più di un'età, è un vento ineffabile e folle che ci scompiglia la vita"
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