lunedì 5 luglio 2010

Vicolo Cannery di John Steinbeck

“Il vicolo Cannery a Monterey in California è un poema, un fetore, un rumore
irritante, una qualità della luce, un tono, un’abitudine, una nostalgia, un sogno.
Raccolti e sparpagliati nel Vicolo Cannery stanno scatole di latta e ferro e legno
scheggiato, marciapiedi in disordine e terreni invasi dalle erbacce e mucchi di rifiuti,
stabilimenti dove inscatolano le sardine coperti di ferro ondulato, balli pubblici,
ristoranti e asili notturni. I suoi abitanti sono, come disse uno una volta “Bagasce,
ruffiani, giocatori e figli di mala femmina”, e intendeva dire: tutti quanti. Se costui
avesse guardato attraverso un altro spiraglio avrebbe potuto dire: “Santi e angeli e
martiri e uomini di Dio”, e il significato sarebbe stato lo stesso.”

Come nei suoi più famosi romanzi, Steinbeck tratta di piccole comunità povere e ai margini della società. Questa in particolare è quella che ruota intorno al quartiere di Monterey dove sbarcano i pescherecci e vengono lavorate le sardine nei grossi stabilimenti. Facendosi trascinare dentro questo pianeta, dapprima un po’ incomprensibile, poi sempre meno, il lettore si accorgerà che non tutto è come sembra, come è già dichiarato nell’incipit. Manca tutto, eppure tutto il meglio c’è, tanto che alla fine non sembra neanche strano che nessuno degli abitanti, se non strettamente necessario, si avventuri in ‘città’: nella povertà, valori – nell’emarginazione, solidarietà e posto e considerazione anche per i più strani figuri – nell’infingardaggine, in fondo onestà - nel rifiuto di ‘sistemarsi’ (per incapacità, o per scelta poco importa) un vivere eroico, che non conosce che avventura o ozio, senza compromessi: insomma come natura vorrebbe, tanto da far sembrare così grigia la parte normale della società (le regole della comunità cannery sono anarchiche per definizione, e la famiglia è quella che ti scegli). La pienezza esistenziale di questi bizzarri personaggi è raggiunta poi grazie alla alleanza con “doc”, un biologo che sopravvive gestendo il fatiscente Laboratorio Occidentale di Biologia, appassionato di natura, musica e letteratura, che intrattiene una strana specie di circolo culturale e pensatoio col gruppo di scansafatiche e ubriaconi (mack e i suoi ragazzi), le ragazze del bordello della Dora, e Lee Chong – il proprietario del più bizzarro emporio locale e la sua variegata clientela. Tutti vogliono organizzare una festa per doc, per dimostrare la loro gratitudine: come andrà a finire? Molto meglio che in uomini e topi... ;-) Non so se riuscirei a vivere a vicolo cannery, respirando il perenne senso di sfida: so però che con un sospiro mi sono allontanato da quei personaggi così schietti e straordinari, da sembrare straordinariamente in carne (e alcol) e ossa. anno 1945 - pre beat generation, se proprio vogliamo (e, per andare più sul recente, non ci metto la mano sul fuoco ma Lee Chong in qualche modo somiglia al tabaccaio Auggie (Harvey keytel) del film Smoke, dal libro di Paul Auster).
Mi è sempre sembrato strano, disse il Dottore. Le cose che ammirriamo negli uomini, la bontà, la generosità, la franchezza, l’onestà, la saggezza e la sensibilità, sono in noi elementi che portano alla rovina. E le caratteristiche che detestiamo, la furberia, la cupidigia, l’avarizia, la meschinità, l’egoismo, portano al successo. E mentre gli uomini ammirano le prime di queste qualità, amano il risultato delle
seconde.”

“Gli ospiti della festa ebbero appena il tempo di tornare nel laboratorio, di chiudere alla meglio la porta rotta e di spegnere la luce, prima che arrivasse l'automobile della polizia. Le guardie non trovarono nulla. Ma gli ospiti se ne stavano seduti al buio, ridendo felici e bevendo il vino. Giunse il nuovo turno del Bear Flag Restaurant. Le nuove venute arrivarono piene d'ardore. E allora la festa cominciò a diventare veramente vivace. Le guardie ritornarono, diedero un'occhiata, schioccarono la lingua, e s'unirono agli altri. Mack
e i ragazzi presero l'automobile della polizia per andare da Jimmy Brucia a prendere dell' altro vino e Jimmy li seguì. Da un capo all' altro del Vicolo Cannery si sentiva il frastuono della festa. Aveva tutte le migliori qualità di un tumulto e di una notte sulle barricate. La ciurma del battello di San Pedro ritornò, tutta umile, e si unì agli altri. I pescatori furono abbracciati e ammirati. Una donna, cinque stabili più in là, chiamò la polizia, per lamentarsi del rumore, e nessuno le diede ascolto. Le guardie fecero rapporto, dicendo che la loro automobile era stata rubata, e la trovarono poi sulla spiaggia. Il Dottore sedeva sulla tavola con le gambe incrociate e si batteva leggermente un ginocchio con le dita. Mack e Phyllis Mae s'esercitavano alla lotta indiana sul pavimento. E il vento fresco della baia passò attraverso le finestre rotte. Fu allora che qualcuno diede fuoco alla sfilza di razzi lunga venticinque piedi.”

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