lunedì 19 luglio 2010

L'ospite inquietante di Umberto Galimberti

Fra le domande "inquietanti" del nostro tempo vi è anche e soprattutto quella relativa ad una riflessione sulle nuove generazioni.
Inutile certamente vivere di fisiologiche nostalgie; (il "si stava meglio ai miei tempi" è un'affermazione valida in tutte le epoche) anche perchè tali nostalgie, come affermava Norberto Bobbio in "De senectude", celano la propria personale nostalgia per la propria giovinezza ed il proprio tempo andato e non un'oggettiva analisi dell'evoluzione/involuzione della società e dei suoi costumi e valori.
Ma un dato è certo: le generazioni precedenti (i padri e i nonni dei giovani d'oggi), non hanno saputo trasferire i propri valori alle generazioni future. E questa anomia è più grave del trasferimento di qualsiasi valore; perchè contro il vuoto non ci si può ribellare e non è facile sviluppare una coscienza civile o un senso critico.
Il dato più inquietante infatti, non è la ribellione (anche questa fisiologica) ai valori tradizionali o in tal caso ai valori nati dai movimenti degli anni '70, da parte delle giovani generazioni, ma l'assenza assoluta di valori e quindi l'impossibilità di contestare il nulla.
Non tanto per giustificare le giovani generazioni ed i loro comportamenti, le loro indolenze e pigrizie, ma per capire meglio come siamo potuti arrivare a questo come società.
Il nichilismo è figlio legittimo del relativismo, della democratizzazione globalizzata in ogni ambito. Tutto è lecito, basta che sia "attuale".
L'unico riconoscimento rimane l'attualizzazione, il tempo. Quindi anche i valori, al pari delle merci e degli oggetti, si consumano ed anche piuttosto in fretta!

Per il resto si può dire tutto ed il contrario di tutto, quindi NULLA!

Fondamentale l'affermazione dell'autore secondo il quale la precedente generazione guardava al futuro con speranza, mentre i nostri giovani hanno paura del futuro!


Da leggere. Ed anche in fretta: prima che sia davvero troppo tardi!


Dalla quarta di copertina: "Il nichilismo, la negazione di ogni valore, è anche quello che Nietzsche chiama "il più inquietante fra tutti gli ospiti". Si è nel mondo della tecnica e la tecnica non tende a uno scopo, non produce senso, non svela verità. Fa solo una cosa: funziona. Finiscono sullo sfondo, corrosi dal nichilismo, i concetti di individuo, identità, libertà, senso, ma anche quelli di natura, etica, politica, religione, storia, di cui si è nutrita l'età pretecnologica. Chi più sconta la sostanziale assenza di futuro che modella l'età della tecnica sono i giovani, contagiati da una progressiva e sempre più profonda insicurezza, condannati a una deriva dell'esistere che coincide con il loro assistere allo scorrere della vita in terza persona. I giovani rischiano di vivere parcheggiati nella terra di nessuno dove la famiglia e la scuola non "lavorano" più, dove il tempo è vuoto e non esiste più un "noi" motivazionale. Le forme di consistenza finiscono con il sovrapporsi ai "riti della crudeltà" o della violenza (gli stadi, le corse in moto). C'è una via d'uscita? Si può mettere alla porta l'ospite inquietante?"

Galimberti U., L' ospite inquietante. Il nichilismo e i giovani, Feltrinelli 2007

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