Al di là di qualsiasi interpretazione, analogia, metafora, che ogni lettore e critico voglia trovare in questo libro, lascia il tempo che trova; perchè immergersi nel mondo fantastico, creato da Tolkien, è totalmente coinvolgente. Un mondo vivo che cattura ogni lettore con la raffinatezza della narrazione e lo stile seducente dell'autore.
I riferimenti, le voci sulle intenzioni avulse dalla narrazione stessa dell'autore e qualsiasi altra forma di dietrologia, leggendo, si perdono per strada, si dimenticano.
Ad esempio, la figura centrale e controversa di Smeagol/Gollum, duale, dicotomica, in questa seconda parte del Signore degli anelli, potrebbe essere interpretata facilmente come una metafora dello sdoppiamento della personalità, della compresenza nell'animo umano del bianco e del nero, del giusto e del corrotto, dei vizi e delle virtù e della conseguente eterna lotta fra il bene e il male.
E forse questo tipo di interpretazioni sono anche corrette, in un certo modo.
Ma leggerlo è un'altra cosa: si dimentica qualsiasi ragionamento e ci si inoltra in quel mondo fantastico, si parteggia per l'uno, si teme per l'altro, si prova compassione, rabbia, timore.
...Fantastico! In tutti i sensi...
Sinossi: "In questo secondo romanzo della trilogia di Tolkien, gli amici della Compagnia dell'Anello lottano separati. Merry e Pipino sono fatti prigionieri dalle forze del Male, ma riescono a fuggire e trovano soccorso in uno strano mondo di esseri giganteschi, mezzo vegetali e mezzo umani. Aragorn, un enigmatico personaggio che si era unito alla Compagnia all'inizio dell'impresa, stringe alleanza con i guerrieri di Rohan, un popolo fiero che per secoli ha resistito all'assalto delle tenebre. Frattanto Frodo e il devoto Sam si imbattono in Gollum, un viscido essere che era stato l'antico possessore dell'Anello, e lo costringono a condurli verso Monte Fato. Ma spaventose creature li attendono al varco e il loro cammino si interrompe tragicamente."
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