Quando uno scrittore, un bravo scrittore di narrativa, si mette a fare il sociologo, spaziando a tratti dal filosofo al pedagogo, diventa noioso, un po' scontato; scontato perchè snob e snob perchè scontato.
Passi per quegli scrittori che in TV, invece di limitarsi a parlare del proprio libro o a parlare di altri libri, di altri scrittori e di letteratura in generale, si lanciano in interviste dotte e sagge, disquisendo dei giovani d'oggi, del consumismo dei nostri tempi, della saggezza della "sobrietà brillante" di nuove forme di agriturismi ayurvedici bioalternativi modaioli. Passi, appunto, per qualche breve intervista... ma addirittura un libro...
Saggio sulla mutazione di una società... (aggiungo io: globale) ... bell'impegno! E bella responsabilità! Infatti non è riuscito ad aggiungere qualcosa di significativo o riflessivo!
Insomma un libro che si legge bene solo perchè scritto con uno stile scorrevole; come un romanzo. Per il resto, come saggio, questo libro resta poco convincente, simplicistico, approssimativo e pretenzioso.
Interessante la metafora del surf e i surfisti, su coloro cioè (i barbari d'oggi) che scivolano sulle cose, senza mai andare a fondo delle questioni. D'accordo, metafora interessante. Ma è un po' poco e alla fine anche un po' banale.
Deludente.
Sinossi: "Dovendo riassumere, direi questo: tutti a sentire, nell'aria, un'incomprensibile apocalisse imminente; e, ovunque, questa voce che corre: stanno arrivando i barbari. Vedi menti raffinate scrutare l'arrivo dell'invasione con gli occhi fissi nell'orizzonte della televisione. Professori capaci, dalle loro cattedre, misurano nei silenzi dei loro allievi le rovine che si è lasciato dietro il passaggio di un'orda che, in effetti, nessuno però è riuscito a vedere. E intorno a quel che si scrive o si immagina aleggia lo sguardo smarrito di esegeti che, sgomenti, raccontano una terra saccheggiata da predatori senza cultura. I barbari, eccoli qua. Ora: nel mio mondo scarseggia l'onestà intellettuale, ma non l'intelligenza. Non sono tutti ammattiti. Vedono qualcosa che c'è. Ma quel che c'è, io non riesco a guardarlo con quegli occhi lì. Qualcosa non mi torna." (Alessandro Baricco)
Così mi sento meno in colpa pensando che non so rispondere a molte domande che potrebbero farmi e che esulano da ciò che ho scritto. Se mi chiedono come si fa la torta di mele o perchè mi piace inventare delle storie, sono brava a rispondere - come se a tradimento vogliono sapere come si cuce un orlo dei jeans... ma nel caso mi chiedessero altro? Cosa ne dici? E se scrivessi un saggio, che so? sulla pasta al forno?
RispondiEliminaBaci e bignè alla crema (questi li devo comprare...)
Vabbè... io la pasta al forno la preferisco fumante, più che letteraria!
RispondiEliminalasciami da parte un bignè... ;-)