Un libro molto bello, una scrittura raffinata e profonda di un gigante della cultura del '900.
Figure "antiche" di donne, oggi ancora meno attuali e quindi sempre più ideali.
Colpisce la profondità del pensiero e delle emozioni ispirate anche all'intimo della figura femminile.
Una narrazione sublime, tanto da suscitare l'olfatto, emanando l'odore di una Parigi fascinosa.
Soprattutto oggi, in questo relativismo morale, che rappresenta la donna in modo così meschino e volgare, conviene rifugiarsi in punti di riferimento solidi, come la de Beauvoir.
Da leggere in viaggio, idealmente in Francia, preferibilmente a Parigi, magari seduti a Place Saint-Germain des Pres, seduti al Café de Flore...
La sinossi: "Storie di donne. Tensioni vitali, destini incrociati, in una Parigi anni '30 ancora rigidamente cattolica, ma dove già s'intravvedono le prime ombre della ribellione esistenzialista. Marcelle è la giovane intellettuale che si sacrifica ad un marito sbagliato e fintamente «bohémien» e che si brucia nell'illusione di poter vincere la propria amarezza ripetendosi senza convinzione «sono una donna di genio ». Chantal è l'insegnante emancipata e volitiva che vorrebbe amministrare i destini altrui e che scopre invece, dopo un prevedibile scacco, di aver fallito anche il proprio. Lisa: la collegiale-bambina rapita da un amore senza realtà e che si immagina donna soltanto perché una sconosciuta l'ha scambiata erroneamente per l'amante del marito. Ancora Anne: l'adolescente pura che si consuma in un amore assoluto ed impedito dal terribile rigore religioso della madre; un amore infelice che si somatizza in un male e che spegnerà nella follia la sua dedizione. Ed infine Marguerite, la ragazza che risponde al soffocante clima «spiritualista» della famiglia con atteggiamenti spavaldi ed «immorali », girando per i caffè parigini tra vagabondi e prostitute e legandosi d'uno strano rapporto col cognato che ha vilmente abbandonato la sorella. È l'unica, in fondo, realmente «scontenta del proprio destino », l'unica che sappia davvero ribellarsi alla propria biografia obbligata (e non è difficile, in filigrana, scorgervi un ritratto della stessa autrice). «Lo spirituale un tempo» è la prima prova narrativa, rimasta inedita, di Simone de Beauvoir; un «romanzo d'apprendistato», scritto in quegli anni, prima di conoscere Sartre, sotto l'influenza della letteratura della «Nouvelle. Revue Française», e di Gide in particolare. Queste pagine contengono «in nuce», e già svelano, le radici del messaggio anticonformista dell'autrice e della sua appassionata ribellione a ogni mito dell'eterno femminino"
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