venerdì 11 febbraio 2011

Il castello dei destini incrociati di Italo Calvino


Ho riletto questo libro "difficile", dopo alcuni anni.
L'ho classificato anche fra la saggistica perchè non è solo un'opera narrativa, ma anche un metodo per inventare storie, per mostrare la genesi delle storie, come risultato della creatività; perchè la creatività non risponde al caso e all'intuizione, ma a regole precise ed a percorsi fantastici.
Calvino usa i tarocchi come il falegname le sgorbie: ogni sua opera artigianale è diversa perchè segnata dalla sensibilità della sua mano, ma, senza i propri attrezzi, non riuscirebbe a creare nulla. Ecco, Calvino dimostra che l'artigiano delle storie crea opere originali, ma anche lui ha bisogno dei propri strumenti, che qui sono rappresentate dai tarocchi.
Il libro è diviso in due parti (il castello e la taverna... dei destini incrociati). La prima parte è quella forse riuscita meglio, più divertente e scorrevole, mentre la seconda è più criptica e "complicata".

Certamente non è il Calvino de Il barone rampante, de Le città invisibili o de Se una notte d'inverno un viaggiatore, ma è pur sempre Calvino, che sperimenta e gioca, come solo lui sa fare.
Da leggere prima o dopo... una partita a carte.

SinossiNel 1969 l'editore Franco Maria Ricci chiese a Calvino un testo che illustrasse i Tarocchi del mazzo visconteo, conservato tra Bergamo e gli Stati Uniti, il più antico che si conosca. Calvino applicò il metodo combinatorio, sperimentato anche da Propp e Queneau.
In una cornice boccaccesca, un gruppo di viaggiatori che, per un complesso di circostanze diverse, hanno perso la parola si ritrovano in un castello e l'unico mezzo che hanno per comunicare è rappresentato da un mazzo di tarocchi. Le storie vengono narrate dai commensali muti disponendo sul tavolo le figure dei Tarocchi, ciascuno utilizzando quelle degli altri o prendendo a sua volta dal mazzo carte non ancora utilizzate. Il libro, che naturalmente è illustrato, venne pubblicato nel 1973ed è diviso in due parti: semplificando si può dire che la prima, Il Castello, è un omaggio all'Ariosto; la seconda parte è un omaggio a Shakespeare, ed utilizza i Tarocchi del '700, di Marsiglia.

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