venerdì 21 ottobre 2011

Le Chroniche Galligene in Terra Tosca.


Durante il CamminaFrancigena Senese 2011, mentre ero in cammino, ho ritrovato un frammento su un'antica pergamena, abbandonato e seminascosto, dietro l'altare di una vecchia pieve di campagna abbandonata.
Si tratta delle cronache di viaggio di qualche vecchio pellegrino.

E' impressionante notare le tante analogie con il nostro tempo e la nostra generazione.

Ecco la trascrizione che ne ho fatto...

A.D. MXI da lo settimo a lo decimosecondo jorno de lo mese d'ottobre.
Proemio: Come che fu che peregrini et peregrine si ritrovaro a S. Gimignano


S’era nello millennio novo coll’anno primo de la primier decennatione,
quand’ecco sopraggiunger nello tempo assai si atteso,
lo viaggio sacro in su la via, che de la Gallia antica portea nominatione.

Lo mese principiato in quel d’ottobre, s’era già acceso,
de passi pellegrini giunti d’ogne dove,
si come musici gaudenti co un certo peso.

Or loro com passeri la qual migratio move,
si ritrovaro tosto in Gimignano,
gaudente location che de lo santo ea portea lo nome.

Or voi mi chiederete segnando co la mano,
a guisa di carciofo si eloquente:
“Chi mai sarann costor dal cefalo si insano?”

Et io co la favella, m’incuneo ne la vostra mente
Per dissipar li dubbi e raccontarvi tosto, sanza esitatio,
de dieci e più tapini, dalle movenze lente.

Or giunto è lo momento della raccontatio,
et io vostro servo umile qual sono,
m’accingo tosto all’elencatio…

Lo primo in cima atteso, già sceso da lo trono,
Entrotti trasitando la naturale luce,
co insegne assai si nobili che danno un certo tono.

Trattonsi sanza dubbio del conte nostro duce,
lo cui cognom s’addice allo suo nome Alberto,
la tempra del comando parvossi lui produce!

Ed ecco giunger dietro col passo un poco incerto,
l’esil gentil figura di Jessica Madama,
che col suo sguardo etereo ha l’animo scoperto.

Or voi dovia sapere et qui scopriam la trama
Che ognun che la vedea bonariamente poi pensea:
“Qual difettatio fosse ciò di cui ella avea la fama?

Perché lo gomito, la bimba piegato sempre avea?
Che forse s’è bloccato?
Oppur che in tal positio dimenticato lei l’avea?”

Stolti! Lo arto suo affatto è anchilosato!
Sostiene un marchingegno, la pulzella!
Per render tosto ai posteri lo viaggio mai osato.

Sporgiommi poi dal gruppo per or sanza favella,
e vidi giunger in carminica dermite, isso:
lo longo messer Luca svettonsi verso una stella.

Tra la favella mea et le gesta sue v’è un abisso,
Che poscia raccontorvi farò a piene mani,
e molti l’han subite, com fosse un menù fisso.

Ma la processio or, si riempe di cristiani.
Eccola ordunque giunger finalmente la coppia meneghina,
che teneri che son i piccioncin padani!

La Wilma co lo Wilmo è assai carina!
Anche se lui chiamossi Mastro Sandro formalmente,
capite chi comanda nella loro casettina?

Li tre giungean com’orda longobarda assai pimpantemente
Mostrando lo lor passo assai adelante
Giravan articolando ogne favella et nome sempre abbondantemente.

Ed ecco poi da Brescia co la risata risonante,
Lo giovial partenope-padano,
saria per noi et cambusiere et fante.

Et poi li subito giungea poco lontano,
Madama Paola gentile et assai gratiosa,
Signora delle vesti stese et deterte a mano.

Ma mai niuno nello suo zaino frugare osa,
per lo timore di trovarvi ripiegato lo marito d’issa,
et anco, perché no, del parentam tutta la rosa.

Giungea si poi la piemontica assessorissa,
et sindachissa et altre cariche c’io non sapessio,
la suffraggetta nordica giammai sulla volgarità ei glissa.

Infine, a chiuder la processio de viandanti,
ecco apparir Messer Giovanni attore e commediante,
che quando ei fumava faceva tossir anco i santi.

Un treno ei sembrava ben marciante,
coi sbuffi del vapore tabacchino
e ci teneva in ordine la rotta del viandante.


A.D. MXI de lo settimo jorno de lo mese di ottobre.
Prima Chronica: De la predicatione assai profetica de lo duce-conte al principiare de lo passo

Lo jorno già volgea a l’or del desinare,
che dopo acclamationi de notabili del sito,
lo volgo già sciamava unito come un mare.


Lo nostro duce-conte assiso sul granito,
guardonci tutti quanti con sguardo fermo e fiero,
tuonossi la favella a lo volgo ‘n po’ smarrito.


E tenne il predicone con tono alto e austero!
“Fratelli et anche voi sorelle, udite a uno a uno!
Lo duce vostro giammai ei indugia qual vostro condottiero!


Partionci dunque, orsù, sanza timore alcuno,
spegnete i cellulari! Gettionci l’orologio!
Contramoci lo petto, godiamo del digiuno!


Oriamo e non pecchiamo lo spirito non sia mogio,
et vade retro satana! Cum tutti i maccheroni!
Et l’anima contrita nell’umiltà trovossi allogio.


Voi non accetterete satanasse tentationi,
Ma solo pane et acqua et brodo di gallina,
E niente feste o fiere o inaugurationi!”


Lo peregrin sgomento si sparse come brina,
lor si guardaro tosto con interrogatione,
per i precetti imposti all’orda beduina.


Or un di lor, partenope di generatione,
domandossi al suo vicino esplicitando chiaro,
per non lasciar alcun dubbio di sua preoccupatione:


“Lo vino che portommi, dal peccato è al riparo?
E lo salame poi insieme al capocollo?
Potrommi trasportarlo cum fussi homo ignaro?”


Lo dubbio amletico, Deh! Di tutti fe ‘l controllo,
E più li sandali vanno et calpestan tante milia,
e più guardonci ‘l cambusiere sperando in un bel pollo.


Financo ecco giunger l’Elsa, lo colle qual maravilia!
“V’attende lo buffet ne lo convento!”
Gridionci dietro del loco una familia.


“Già immagino un “ponche” com’alimento…
In brodo, “ciapa”, di galin con tutte l’ossa!”
Favellomi Mastro Sandro con sgomento!


Ma ecco… Maravilia! E l’emotion è una scossa!
Lo gran Buffet è sanza dubitatione, gran ricco d’abbondantia!
Passato è lo periglio, di diventar poi tutti pelle e ossa!



A.D. MXI de lo ottavo jorno de lo mese di ottobre.
Seconda Chronica: Come che fu istituita la Sacra Confraternita de la Pantofola Incatramata che ave generatione da lo sacro principio : "Homo Olere Necessere"



Lo novo jorno era già sorgiuto cum aria bona,
et l’omini et le foemine dormean beati et assai lieti,
poiché passammo tosto la notte a smaltir la finocchiona.


Ed ecco alzossi Mastro Sandro di certo somigliante ad uno Yeti,
la Vilma lo spronò ad inzuppar lo suo calzino intro lo purificante detersivo,
et fu li che ei pensea della pantofola ad una setta cum gran segreti.


“Homo Olere Necessere!” ei dichiarotti e questo fu lo precetto fondativo!
Or molti ricevean l’illuminatione, ne lo sentir la saggia affermatione
Che tanto riscotean l’umanae approvatione nel cor dell’homo comprensivo.


Con questa ferrea constatatione,
principiammo alla novella marcialonga in contritione,
anco se dopo pochi passi costretti fummo a nova sostatione


“Son certo che tutti noi a notte userem un bel limone…”
Sententia fe lo longo Luca demoralizzato
“Guardate la che spreco v’è sanza ragione”


Nessun di noi potè negare cum spirito schifato,
Quell’accanirsi indegno de li presenti tutti et accalcati,
Cum becera aviditatio, manco fosse la fin del cioccolato.


Lo pellegrino attonito fra cibi assai sprecati,
alzossi discretamente per mover passi boni,
si, già sognando tosto i verdi et fioriti prati.


Fu dunque quase a sera che vedionci Monteriggioni,
godionci poi lo spettacolo del nostro Giovannone,
per prepararci tosto a riposar le membra a ciondoloni,


Or io vorria concludere di certo indegnamente,
la citazion che alla memoria nostra corta appare un’onda,
Li sacri versi che sullo loco scrisse Dante:

"però che, come in su la cerchia tonda
Monteriggion di torri si corona,
così la proda che 'l pozzo circonda

torregiavan di mezza la persona
li orribili giganti, cui minaccia
Giove del cielo ancora quando tona”


A.D. MXI de lo nono jorno de lo mese di ottobre.
Terza Chronica: De la salita a Siena in oscuritate prima de lo levare de lo sole in su lo sacro cammino


Un urlo nell’oscura notte sveglionci tutti a soprassalto,
ma nessun homo et giammai foemina usò sua cogitatione,
lo duce-conte assiso eretto… Deh! Quant’ei sembrea si alto!

“Sorgite pelandroni dal vizioso saccappelone!
Scoccata è la terz’ora, mettionci tosto in cammino.
Et preparionci a canto et giubilo, sanza esitatione!”


Così parlò l’intrepido estatico di…vino.
Sortì una favella lieve da la Jessica pulzella:
“Pietate duce, orsù! Ancora un minutino!

Mi doleno le ossa, avete una barella?”
Et ecco il longo Luca sorgir cum piglio mediolano:
“Per ciò che mi riguarda sciacquetto sol l’ascella”


Così mettionci si ‘n cammino, sognando un bel divano…
Ma l’atmosfera magica, cambionci ‘l nostro umore,
Et ammiramm le stelle, nel gran cielo italiano.


Qual gran magnificenza che fece il Creatore!
Lo bosco dorme sereno e allieta ‘l nostro spirito.
Che gran regalo ci fece ‘l duce partendo a queste ore!

Quand’anche una lettura estatica l’animo avea nutrito.
“Com fu che una S-carpa saltea sul lago?”
Lo chiese Mastro Sandro assai incuriosito.

Infin poi giungemmo a Siena sanza svago,
Sognando caffellatte e briosche assai croccanti!
Cuscini invano noi sperammo che fè apparir ‘l nostro duce-mago!

Et ora in poi a multiple dormite assistemmo assai sognanti.
Aprì tosto la dormitio Jessica, assisa al cappuccino,
et infin caddero a Morfeo, lo longo Luca e Matrix-Vilma fra i sacri canti!


A.D. MXI de lo decimo jorno de lo mese di ottobre.
Quarta Chronica: De lo ricambio de le genti peregrine


Aprossi melanconico lo novo jorno si stamane!
La Vilma co lo Vilmo et il longo Luca,
tornotti nella notte a le loro magion padane.

Ma lo cammin prosegue sanza buca,
e resta tosto piacevol lo ricordo,
li passi facciam coi piedi e li pensieri in nuca.

Quand’ecco sopraggiunger, io non lo scordo
li novi peregrin sostitutori,
giunti in su la via come d’accordo.

Or io a voi sarò di lor com fecero i gran presentatori,
cantando gesta et fama, lo confesso,
et descriveronsi issi cum grandi allori et ori!

Per prima presentossi allo consesso,
la Malamanu scrivana in quel di Roma,
ella giungea sanza mostrare alcun complesso,

et dopo un solo milio, ella smarrirsi come un’automa.
“Lo mio obiettiv puntai sul panorama!
Quando incrociai lo mulo in fattoria. Bestia da soma!”

Lo duce-conte declamò tosto uno novo proclama:
“Serriam le fil fratelli! Marciamo tutti a vista
sanza mirar la prima farfalla che la natura acclama”


Poi dietro a lei ecco ‘l secondo de la lista,
Il Nino tosco et gran pisano,
co l’ironia e ‘l sarcasmo bene in vista.

Infine a chiudere tosto lo novo brano,
ecco a voi tutti la scolaretta Francesca detta “marea”,
che impunemente ella ballea in su la via come un indiano.

Ordunque, avventor de la favella mea,
la chronica già qui potea finire,
se per una pulzella la processio divenne tosto un’Odissea.

In lontananza vidi la Jessica soffrire,
segnando semicerchi si trascinava appena!
La tendinite, deh! La tapina andò a colpire!

Cum grande solidazio, noi s’ebbe d’issa pena,
salì la poverina sul dorso dell’attore,
col dubbio amletico ognuno: “Arriverem per cena?”

Or ecco apparir tosto l’Alberto conduttore
et co lo ciclo ante-crociata, scorre veloce sulla strada,
e rimirorsi la processio ridendo assai con gran stupore.

Quel dì l’infortunata battezzammo co la spada,
lo novo nom de la pulzella fu “compasso”
et la nomea novella fe rider tutta la masnada...



A.D. MXI de lo decimoprimo jorno de lo mese di ottobre.
Quinta Chronica: De la letio metaforica et de la morale appresa 


Fu questo jorno ricco, d’incontri novi e giusti,
fra vecchie americane et un Mastro Lindo col carretto,
La strada un po’ pesava e qualcun sognava i busti.

Quando lo corpo arranca, la mente non va a letto,
filosofando io, una metafora avea già stimolato,
la chiosa del pensier mio a voi ecco rimetto:

Pierin scolaro un giorno venne interrogato,
Fe la maestra cum piglio indagatore,
“Se sopra un ramo v’è un passero appollaiato,

et cum isso ve ne son tre ne l’istesse ore,
poiché un cacciator sparossi et lo poverin colpisce,
or dimmi: quant’uccellin restavan lì si uno more?”

Favella ‘l piccolino et intuisce:
“La logica mi dice proprio zero,
poiché al rumor scappossi tutti come biscie”

“La tua risposta è lontan dal vero,
Ti trasse, deh! In inganno la rumoratione,
Ma piacque meco, lo tuo ragionamento intero!”

“Perdoni la maestra mia se ave l’arditione,
di porger proprio ad ella lo strano mio quesito,
per scioglier sanza macchia cotal dubitatione.

L’arcan ordunque pongo cum fosse un mito:
al parco son sedute tre dolci e belle dame,
e tre pannochie isse, già avean manducato.

La prima del consesso, avea poca fame
et consumassi il pasto cum lievi leccatine,
et la seconda fè morsetti sanza brame.

Ma ecco rimirar la terza de le damine,
divora la pannocchia cum bramosia violenta,
la prende e gli riduce le fibre fine fine…

Ordunque la maestra, la mia curiosità accontenta,
se sape dir a me bimbo ‘n tale avviso:
chi delle tre è sposata et poi assai contenta?”

La maestrin… vergogna! Avvampossi tutto ‘l viso,
rispose titubante : “La terza io credo sia,
che mangia tal pannocchia, in modo assai deciso”

Pierin lo scolaretto, tradì grande ironia:
“Bastea veder lo dito, sanza tentennamento,
chi delle tre portea la fede: è questa la teoria!

Ordunque la risposta è sanza fondamento.
Ma voi non disperate, mia bella maestrina:
Ma piacque molto assai ‘l vostro ragionamento!”

Or da la letio appresa in tal sordina,
lo popolo marciante, ne trasse la morale
che vado a stipulare qual fosse una dottrina:

Se anco sbagli risposta, non mollare!
C’è chi apprezzerà cum mucho gusto,
lo modo che ave tu di… ragionare!

A.D. MXI de lo decimosecondo jorno de lo mese di ottobre.
Sesta Chronica et chiosa: De lo salitone estatico in su lo borgo radicofano


Lo ultimo jorno peregrino ricordò a tutte le genti,
che lo traguardo ambito era assai vicino,
et a lo cammino lungo incoraggiossi in più di venti.


Locali e oriundi s’aggregaro al mattutino,
al sancto et peregrino famoso e tosto corteo,
ma pian pianino si fermaro a bere vino!


Sol tre americane resistettero a Morfeo,
et furon poi premiate da Mastro Lillas in modo astruso,
et io renderò a voi testimonianza de lo trofeo.


Ei raccontò una "boutade" da noi in gran uso,
difficil da tradurre cum fosser capinere,
su alberi da frutta, declinati in modo astruso:


“Se ‘l melo fa le mele o ‘l per farà le pere,
Il fico che farà, per vostra informatione?”
Rideva lo giullare conoscendo lo sapere…


“Ma è certo ormai a voi tutti, sanza dubitatione,
e nel tradurre tosto, alcun dubbio ci sorte,
avria capito certo: lo fico fa eccetione!”


Le tre signore candide, ridean così forte,
sanza capire è chiaro lo senso sottinteso,
ma poco male, deh! Si senton fino a Orte!


Il resto de lo jorno trottammo in stile teso,
alfin di ripigliar lo tempo ch’era volato,
a l’ultimi kilometri ogne tendine era ormai leso.


Parlò ancor lo nostro duce-conte, di certo assai ispirato:
“Orsù miei prodi, avanti! Principiam lo salitone!
C’attende uno futuro d’onori da primato!”


Silvan la suffraggetta, contravvenendo al predicone
et per la prima volta tradì principi sui et i valori,
chiamossi sor Francesca e chiese col magone:


“Tu vedi lì giù il villico che ave il carrottori?
Mostrolli le tue gratie et generose forme:
sfruttiamo lo suo carro oppur restionci fori”


Niente da far però: seguimmo tutti le norme,
Arrancavamo esanimi vedendo dei miraggi,
seguimmo il duce-conte, pestammo le sue orme.


Ma lo cantor che canta non sempre avea li agi,
per dir fandonie a raffica finì sanza lo fiato,
trafitto da lo caldo e dal sol dei forti raggi,


ei venne da uno carro a 2 kilometri raccattato!
Qual onta ei subì et qual umiliatione!
Col capo chino entrotti, al centro del contado!


Ma qual gran meraviglia fu per tutti la terminatione.
Godemm del magno attore, sua recita giammai banale!
Spettacolo sublime, anco ai piè consolatione.


Vedemmo meraviglia del resto non ce ne cale,
Fantastiche gioie et magnificentie ecco sortir…
lo pan volar per tutte le sale!

1 commento:

  1. Caro Fabbro
    non mi ci raccapezzo molto con i vostri numeri romani ma la datazione della pergamena da te ritrovava non mi sembra poi così ...vecchia, ma come giustamente dici ha una forte analogia con il nostro quotidiano.
    ciao lillas

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